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Dino

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UN ANNO DI VERITÀ. BUON NATALE DAL FATTO
Marco Travaglio - Direttore del F. Q. e scrittore

Anche nel 2025 siamo stati l'unico quotidiano italiano col segno più nella diffusione di copie cartacee e digitali. Questo grazie a voi. I nostri auguri per un Natale e un nuovo anno di impegno e di battaglia civile da vivere insieme

Cari amici,
questa è la diciassettesima volta che ci auguriamo buon Natale e buon anno da soci e complici del Fatto Quotidiano. E, siccome siamo strani e speciali, a noi il numero 17 porta fortuna: anche quest’anno siamo stati l’unico quotidiano italiano col segno più nella diffusione di copie cartacee e digitali. La nostra comunità si è allargata ancor di più e la vostra risposta al nostro appello di fine novembre ad abbonarsi e a regalare abbonamenti è stata a dir poco commovente, in controtendenza con un panorama editoriale sempre più cupo.

Anziché fare come gli altri editori e presentarci col cappello in mano ai piedi del governo italiano e di quello europeo per elemosinare provvidenze e fondi pubblici (non a caso in continuo aumento, mentre i lettori fuggono), costringendo chi non legge i loro giornali a finanziarli di tasca propria, abbiamo preferito continuare a chiedere sostegno e fiducia a chi il Fatto lo sfoglia e lo apprezza dal 2009 e anche a chi l’ha scoperto in tempi recenti.

La reazione della nostra comunità ci conforta sulla bontà della scelta di non venderci al potere politico, economico e finanziario. Ma di fare affidamento soltanto sui lettori e gli abbonati, nostri veri e unici padroni. E ci ripaga degli effetti collaterali della nostra libertà, coerenza, indipendenza: gli insulti, le calunnie, le querele e le cause civili temerarie, il sabotaggio di molti grandi investitori pubblicitari.

Provate a immaginare se in questi 17 anni non fosse esistito il Fatto. Soltanto nel 2025 non avreste saputo nulla sulle chat di Fratelli d’Italia, in cui Giorgia Meloni e gli altri papaveri del partito di maggioranza relativa dicevano in privato l’opposto di ciò che proclamavano in pubblico: il nostro Giacomo Salvini le ha scoperte e le ha pubblicate nel best seller di Paper First Fratelli di chat. L’elenco completo dei nostri scoop e delle nostre esclusive dell’ultimo anno è troppo lungo, ma ci limitiamo a qualche esempio: lo scandalo del “garante della privacy” Agostino Ghiglia a rapporto nella sede del suo partito FdI subito prima di stangare Report e subito dopo l’attentato malavitoso a Sigfrido Ranucci; lo scempio dei grattacieli del sistema Sala nella Milano per soli ricchi, a danno di chi non trova una casa o non può permettersela (Gianni Barbacetto ha anticipato sul Fatto di parecchi mesi l’inchiesta della Procura); i conflitti d’interessi del presidente e di altri membri della stessa autorità della Privacy smascherati da Thomas Mackinson, che ha svelato anche la storia della laurea-lampo della ministra Calderone. E poi gli spionaggi e dossieraggi privati dell’inchiesta Equalize; le chat violente e persecutorie di un gruppo di scrittrici sedicenti “femministe” (pubblicate da Selvaggia Lucarelli, che presto racconterà l’intera vicenda con nuovi particolari indecenti in un libro di Paperfirst); le monumentali evasioni fiscali della famiglia Elkann sull’eredità Agnelli (ricostruite per pezzo da Ettore Boffano); la tragicommedia e gli enormi sperperi del Ponte sullo Stretto di Messina; la rapina alle pensioni dei cittadini che avevano “riscattato la laurea”, nascosta nella Manovra finanziaria e poi ritirata dal governo dopo gli articoli del nostro Carlo Di Foggia; l’asta indetta da Giorgia Meloni per vendere i regali di Stato e poi sospesa dopo lo scoop del Fatto sull’antiquario indagato e interdetto che se ne doveva occupare; e così, via, fino al grottesco taglio dell’urlo finale “Sì” dall’Inno di Mameli scoperto da Marco Lillo.

Senza i nostri fact checking contro le balle della propaganda nazionale e internazionale, tutti oggi sarebbero convinti che una sentenza della Cassazione abbia davvero smentito i rapporti di Berlusconi con Cosa Nostra (abbiamo dimostrato che quella sentenza era inventata di sana pianta); che la commissione Antimafia abbia dimostrato l’estraneità di soggetti istituzionali nelle stragi politico-mafiose di via d’Amelio nel 1992 e di quelle del 1993-’94, che Paolo Borsellino sia stato assassinato per la ridicola pista del dossier del Ros “Mafia e Appalti” e che la trattativa Stato-mafia avviata da un gruppo di carabinieri deviati non sia mai esistita.

Ma le stecche nel coro del conformismo e del pensiero unico di cui andiamo più orgogliosi sono quelle che hanno perforato il muro della propaganda bellicista e riarmista. Siamo stati l’unico quotidiano italiano a imbarcare un proprio redattore, Alessandro Mantovani, sulla Flotilla con gli aiuti alla popolazione sterminata e affamata di Gaza, che abbiamo aiutato come abbiamo potuto anche quest’anno con donazioni di oltre 89 mila euro della nostra Fondazione umanitaria a Medici senza Frontiere.

Non abbiamo atteso che la strage degli innocenti perpetrata dal governo israeliano superasse quota 50 mila per denunciare il crimine contro l’umanità più spaventoso dalla fine della seconda guerra mondiale, che in due anni ha moltiplicato per 60 l’orribile pogrom di Hamas del 7 ottobre 2023: l’abbiamo raccontato e denunciato fin dal primo giorno e ogni giorno. Ci siamo presi degli “antisemiti” e dei “filo-terroristi” anche per aver mostrato in prima pagina un bambino palestinese scheletrito non solo per la malattia, ma per la denutrizione; e per avere respinto il ricatto di chi vorrebbero punire e silenziare come antisemita chiunque critichi e denunci gli orrori del governo Netanyahu. Non abbiamo smesso di occuparci dei palestinesi di Gaza e di Cisgiordania neppure dopo la precaria e ambigua tregua propiziata il 13 ottobre scorso da Donald Trump e da alcuni governi arabi, pur riconoscendo che ha drasticamente ridotto il numero dei morti ammazzati.

Sulla guerra in Ucraina abbiamo continuato a ripetere che il miglior modo per aiutare quel popolo invaso e bombardato dai russi è un’intesa di pace basata su un compromesso territoriale, come quella proposta da Trump, visto il suicidio assistito a cui l’hanno condannato i presunti “amici” prima americani e ora soltanto europei sabotando ogni negoziato e prolungando una guerra persa fin da subito a suon di armi, miliardi a pioggia e annunci di “vittoria” sulla Russia. Per questo, anche ora che le nostre analisi e previsioni del 2022 trovano purtroppo conferme sempre più inequivocabili, ci prendiamo dei “putiniani” e ultimamente anche dei “prezzolati al soldo di Mosca”. Spesso per bocca di gente che prezzolata lo è davvero, e non da oggi, da istituzioni Nato e Ue. Non ci rassegneremo alla narrazione falsa e bugiarda della guerra mondiale inevitabile, più o meno “ibrida”, e continueremo a smascherare le imposture di chi ce la vende a pranzo e a cena insieme ad armamenti sempre più micidiali e suicidi: a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ci pare sempre meno garante della Costituzione.

Ci siamo schierati contro tutte le censure, quelle russofobe e quelle israelofobe, ribadendo che non si cacciano né discriminano artisti e intellettuali russi e israeliani, comunque la pensino: semmai si sanzionano i governi, come i governi europei fanno da 11 anni con quello russo e non fanno con quello israeliano. A maggior ragione, difendiamo il diritto di parola di intellettuali, storici, analisti e giornalisti italiani che sulla guerra in Ucraina e sul folle riarmo europeo dicono cose sgradite al mainstream euro-atlantista e ai retrostanti fabbricanti di morte: non solo le firme del Fatto, ma anche Barbero, Baud, Canfora, Caracciolo, D’Orsi e persino il Papa (quante volte il Fatto ha dato spazio alle denunce contro la guerra e il riarmo di Francesco e di Leone XIV, oscurate o vilipese dai media dominanti). Senza il Fatto e all’impegno di tutta la redazione – a partire dai vicedirettori Maddalena Oliva a Simone Ceriotti – il popolo della pace, del disarmo, della diplomazia, del negoziato e del dialogo sarebbe senza voce.

Ora la prima battaglia del 2026 – accanto a quella contro il riarmo che nel nuovo anno drenerà altri miliardi su miliardi alla sanità, alla scuola, agli investimenti produttivi e al Welfare – sarà quella per il No alla controriforma costituzionale Meloni-Nordio che separa le carriere dei pm e dei giudici e spacca il Csm in tre organismi più deboli, irrazionali e costosi, per creare subito pm meno equilibrati e imparziali a tutto danno dei cittadini e avere domani l’alibi per sottoporre le Procure al potere politico. La sfida del referendum costituzionale è aperta, il No sta recuperando e siamo tutti chiamati a firmare subito online la petizione contro la “riforma” per sventare il colpo di mano del governo, che vorrebbe anticipare la data del voto all’inizio di marzo per impedire la rimonta di chi non ci sta.

Quindi i nostri auguri sono per un Natale e un nuovo anno di impegno e di battaglia civile.

Molti di voi ci scrivono: “Come facciamo ad aiutarvi?”. Alcuni ci inviano banconote da 10, 50, 100 euro. Altri vorrebbero lanciare raccolte fondi per nostre spese legali. Ma il sostegno migliore è acquistare il Fatto ogni giorno in edicola, oppure abbonare se stessi e altri all’edizione cartacea con la formula coupon o a quella digitale per scaricarla sui device. Un gesto semplice e veloce, ma anche un regalo intelligente che permette di evitare con un clic la frenetica rincorsa nei negozi.

Noi vi ripagheremo con l’unica moneta di cui disponiamo: notizie, analisi, commenti e satira, i frutti della nostra professionalità, libertà e passione.

Non possiamo promettervi un anno di buone notizie, ma di buona informazione sì. Anche quest’anno, a chi si regala o regala ad amici e parenti un abbonamento annuale, offriamo uno sconto. Con un unico abbonamento scontato a 139,99 euro (anziché 189,99 euro) potrete:

– Leggere il Fatto Quotidiano in digitale su smartphone, app o pc;
– Accedere alla nostra piattaforma televisiva TvLoft;
– Ottenere una grande offerta scontata anche sui corsi in partenza nel 2026 della nostra “Scuola di cittadinanza”, dedicata al compianto Domenico De Masi, su temi come la politica interna ed estera, l’economia, l’intelligenza artificiale, la sociologia, a cura di docenti di alto profilo.

Abbiamo uno sconto pensato anche per il nostro mensile Millennium: se vi abbonate ora, pagherete solo 90 euro per avere comodamente a casa tutti e 12 i numeri del prossimo anno, esattamente la metà di quello che spendereste per acquistare ogni singolo numero, ossia 180 euro.

Se avete consigli, idee, suggerimenti, rilievi, critiche e dissensi, scriveteci come sempre (1500 caratteri al massimo) a Il Fatto Quotidiano, via di Sant’Erasmo 2, 00184 – Roma, a segreteria@ilfattoquotidiano.it o a lettere@ilfattoquotidiano.it, indicando il nome del giornalista a cui vi rivolgete. Noi cercheremo di rispondere a tutti e di pubblicare i contributi più originali e interessanti nella pagina “Lo dico al Fatto”.

Un grazie particolare a tutti i nostri abbonati che ci sostengono e anche a coloro che continuano ad acquistare il Fatto Quotidiano recandosi ogni giorno in edicola, perché dà a noi il sostegno più prezioso (una copia venduta in edicola “vale” quattro o cinque copie digitali) e intanto supporta gli edicolanti, impegnati in un mestiere sempre più difficile e più meritorio: che democrazia sarebbe, la nostra, senza edicole aperte e quotidiani liberi e indipendenti?

Ancora grazie a tutti. E, a nome nostro e delle nostre redazioni, Buon Natale e Buon Anno di impegno civile con il Fatto Quotidiano!

Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Peter Gomez e Cinzia Monteverdi

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FIRMIAMO PER FERMARLI

Editoriale di Marco Travaglio

27 dicembre 2025

Una delle domande che più spesso ci rivolgono i lettori è questa: “Che posso fare io per cambiare le cose?”. Ecco un’iniziativa a costo zero e col minimo sforzo, un paio di minuti per un clic tra una festa e l’altra: firmare perché anche il popolo del No alla schiforma della magistratura possa chiedere il referendum e possibilmente vincerlo. Il referendum si farà comunque, perché nella sua bulimia il centrodestra l’ha già chiesto in una delle tre modalità previste dalla Costituzione per le riforme costituzionali senza maggioranza parlamentare dei due terzi: la raccolta firme di un quinto dei parlamentari. Le altre due sono la richiesta da parte di cinque Consigli regionali e quella di iniziativa popolare firmata da almeno 500 mila cittadini. Ma l’una non esclude l’altra. Perché dunque dobbiamo firmare? Anzitutto perché il governo non possa più dire, dopo aver imposto (in luogo del Parlamento) la riforma costituzionale, che il referendum si farà solo grazie al centrodestra. Ma le ragioni principali sono altre due, una pratica e una mediatica.

La prima è che il governo – visti i sondaggi che danno i No in rimonta, sempre più vicini al Sì – non ha ancora rinunciato al colpo di mano per anticipare la data del referendum all’inizio di gennaio, sperando di anticipare il sorpasso: con un’alluvione di No di qui alla scadenza del 31 gennaio, mancherebbero i tempi tecnici previsti dalla Costituzione e dalla legge per fissare la data del voto prima di fine marzo-metà aprile. La seconda è che sui media governativi, cioè quasi tutte le tv e i giornali, si ascolta soprattutto la voce del Sì, con livelli di propaganda e di menzogna imbarazzanti, secondi solo a quelli sulla guerra e sul riarmo (dal caso Tortora a Garlasco ai bambini nel bosco: tutti fatti che semmai dimostrano l’inutilità e l’assurdità di separare le carriere e i Csm). Per ribaltare il clima e la percezione della schiforma nell’opinione pubblica, è importante che almeno mezzo milione di persone, ma possibilmente molte di più, firmino per il No. E lo facciano presto, senza attendere gli ultimi giorni di fine gennaio. Un effetto-valanga costringerebbe i media a parlare delle ragioni del No e innescherebbe un circolo virtuoso di “passaparola”: facendo sentire protagonisti milioni di italiani, raggiungendo molti indecisi, indifferenti, astenuti cronici, e illustrando a chiunque voglia informarsi danni che la cosiddetta riforma causerebbe non ai magistrati (che non ci rimetterebbero nulla), ma a tutti noi cittadini senza santi in paradiso. Per firmare non serve neppure uscire di casa: si può farlo online, con lo Spid o con la carta d’identità elettronica Cie, sulla piattaforma pubblica al link
https://firmereferendum.giustizia.i...open/5400034. Firmiamo per fermarli.

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BALLE COI LUPI

Editoriale di Marco Travaglio

28 dicembre 2025

Non è ben chiaro che ci vada a fare Zelensky da Trump per la terza volta in un anno. Né perché continui a implorare una tregua da Putin. Ma non li legge i giornaloni italiani? Non lo sa che l’Ucraina sta vincendo e presto la Russia alzerà bandiera bianca, batterà in ritirata e gli pagherà pure i danni, così lui potrà restituire all’Ue anche il prossimo prestituccio di 90 miliardi sull’unghia? Se non si fida di noi putiniani, dia retta almeno a Fubini, che è un amico vero: ieri raccontava sul Corriere che, non contenti di avere finito “i mezzi corazzati”, “fare gli assalti coi motorini e i muli” e reclutare “homeless alcolizzati in Jacuzia”, l’esercito russo è così mal ridotto che arruola “tossicodipendenti, soggetti affetti da Hiv, epatite o sifilide, uomini in declino incapaci di camminare con uno zaino”, il che spiega perché “si è impantanato nel Donbass”. In pratica i soldati di Putin hanno più malattie di lui. E – secondo fonti ucraine, quindi vere – “i soldati disperati di Putin sono così a corto di cibo da ricorrere al cannibalismo e mangiarsi fra loro”: fatto già noto in Italia da luglio, grazie a uno scoop di Iacoboni sulla Stampa. Per non parlare dei “missili ipersonici russi abbattuti da una canzone: così l’Ucraina inganna i Kinzhal di Putin” (Messaggero). Potete immaginare quanto rosichi il tiranno.

Vi basti questo fatto, svelato da Rep alla vigilia di Natale: “La guerra di Putin uccide in Finlandia: i lupi sconfinano e fanno strage di renne. I cacciatori si sono dovuti arruolare e così questi predatori si riproducono indisturbati e cercano cibo al di là della frontiera”. L’ultima frontiera della guerra ibrida è la cyber-zoologia. Prima Mosca sparge droni in mezza Europa, poi ci manda i lupi, con tanto di cittadinanza e passaporto russi perché nessuno li confonda con quelli finlandesi (il lupo putiniano è nazionalista e mai mangerebbe renne russe). E solo per il gusto di rovinare le consegne di Babbo Natale ai bimbi finlandesi: così imparano a entrare nella Nato. A meno che – dopo aver mobilitato i muli, poi “Hvaldimir, la balena beluga sospettata di essere una spia russa” (Rep) e i “piccioni-cyborg da usare come droni” (Corriere) – Putin non abbia deciso di iniziare l’invasione dell’Europa proprio con i lupi. Pare che i Servizi ucraini, tra un cannibale, un ubriaco e un sieropositivo, abbiano captato il suo ukase ai segugi: “Entrate in Finlandia e proseguite per Lisbona, io poi vi raggiungo”. Che aspetta la Nato a dichiarare le renne finlandesi obiettivi strategici come il Ponte sullo Stretto, a far scattare l’Articolo 5, ad alzare i caccia dalla Polonia e ad abbattere i lupi cattivi? Spetterà poi al Ris di Parma esaminarne le carcasse e accertare che erano proprio russi: basta una foto alla targa di Mosca sotto la coda.

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MA MI FACCIA IL PIACERE

Editoriale di Marco Travaglio

29 dicembre 2025

Ossimori. “Accordo tra Meloni e Salvini. Sì alle armi. ‘Aiuti civili’” (Corriere della sera, 28.12). Dopo la “leva volontaria” e il “si vis pacem para bellum”, abbiamo le “armi civili”. Seguirà la pioggia asciutta.

Mister Talento. “Oggi seduta in Senato. Speriamo che nel 2026 ci sia meno populismo e più politica, mettendo al centro talento e merito” (Matteo Renzi, leader Iv, X, 28.12). Quindi mi sa che lascia di nuovo la politica.

Ho fatto cose… “Manovra, Giorgetti: ‘Fatte cose che sembravano impossibili’” (Stampa, 24.12). In effetti sembra impossibile fare così tante figure di m**da in così poco tempo.

Agenzia Stica**i. “Matteo Renzi e gli auguri di nonna Maria, al suo Natale numero 106. In un video girato presumibilmente a casa, vediamo il politico accanto a nonna Maria che, in francese, pronuncia i suoi auguri ‘à tout le monde!’ e dà a tutti ‘un grande abbraccio’. ‘Noi siamo internazionali’, sottolinea Renzi sottolineando come sua nonna sia ‘uno spettacolo’” (Corriere della sera, 26.12). C’è chi sottolinea sottolineando e chi lecca leccando.

Lupi putiniani. “La guerra di Putin uccide in Finlandia: i lupi sconfinano e fanno strage di renne”, “Abruzzo, nel borgo invaso dai lupi non si esce più la notte. ‘Ma è colpa dell’uomo’” (Repubblica, 24 e 28.12). Indovinate come si chiama l’uomo.

FanTocci. “La via europea per ribaltare le trattative. Ucraini e analisti non credono nella fine del conflitto. L’incognita è capire da che parte è Washington” (Nathalie Tocci, Stampa, 28.12). Che nessuno si azzardi a privarla del profumo del napalm la mattino presto.

Il mondo al contrario. “Davvero poco rassicurante, dunque, l’annuncio della portaminacce russa Zacharova: ‘Mosca è pronta a firmare un patto di non aggressione con la Nato’” (Antonio Polito, Corriere della sera, 27.12). Polito el Drito si sente rassicurato dai patti di aggressione.

I Legnanesi. “Quando i maschi parlano della guerra… La guerra è una pratica arcaica e maschile… Come e quanto muterebbero le sorti dell’umanità alla luce di una più forte presenza e influenza della cultura femminile” (Michele Serra, Repubblica, 28.12). Ma quindi le von der Leyen, Kallas, Machado e pure Tocci sono tutte maschi travestiti?

Saliva. “Renzi è uno dei pochi con l’autorevolezza necessaria per indicare la strada al centrosinistra”. “Buffon scivola sulla saliva e fa autogol ad Atreju” (Fabrizio Roncone, Corriere della sera, 16 e 24.12). Era la saliva di Roncone.

Due gocce d’acqua. “Hitler e Putin. Il modello retorico che li rende uguali. Non è un parallelo banale e sensazionalistico: se si ascoltano il discorso del primo per giustificare l’attacco alla Polonia e del secondo per giustificare quello all’Ucraina, le similitudini sono tante e impressionanti. A cominciare dall’accusa agli aggrediti di essere i reali aggressori” (Sofia Ventura, Huffington Post, 22.12). Peccato che le svastiche gliele abbia fregate il battaglione Azov.

c***olate. “La Russia vince solo nella propaganda. Mosca perde sul campo” (Giovanbattista Fazzolari, FdI, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Stampa, 24.12). Gliel’ha detto suo cugino rettiliano.

Il foreing fighter. “Pacifisti per convenienza. Davanti all’aggressione russa all’Ucraina, in Italia c’è chi preferisce fingere che non li (sic, ndr) riguardi… La sinistra liberale o radicale non dovrebbe dimenticare quanti europei nel 1937 andarono a combattere volontariamente in Spagna per difendere la repubblica del Fronte Popolare contro il fascismo del generale Francisco Franco. Quei volontari avrebbero dovuto essere pacifisti?” (Alfonso Berardinelli, Venerdì-Repubblica, 27.12). Ma no, anzi: arruòlati anche tu volontario e noi ti batteremo le mani.

Gli amuleti. “Prove di alleanza fra Gualtieri e Calenda” (Corriere della sera, 2.12). “Gualtieri e il ‘laboratorio Roma’: Iv in maggioranza (senza M5S)” (Messaggero, 23.12). “Campidoglio, Renzi entra in maggioranza”, “Gualtieri, è campo largo: Iv in maggioranza” (Repubblica, 23.12). Si sarà stufato di fare il sindaco.

Lo storico. “Mi pare che finora nessuno abbia messo a fuoco l’analogia tra l’arrivo a Palazzo Chigi della destra guidata da Meloni, tre anni fa, e l’arrivo al governo dei cattolici guidati da De Gasperi nel 1948” (Ernesto Galli della Loggia, Corriere della sera, 22.12). E non ti sei domandato perché?

Il titolo della settimana/1. “In Germania elogiano l’abolizione del reddito grillino” (Verità, 28.12). Infatti la Germania stanzia 44 miliardi all’anno per uno dei Redditi di cittadinanza più alti del mondo.

Il titolo della settimana/2. “Scetticismo di Usa e Ue sul negoziato con Putin: ‘Vuole vincere la guerra’” (Repubblica, 27.12). Pensavano che volesse perderla.

Il titolo della settimana/3. “L’agenda Occhiuto ‘in libertà’: ‘Dobbiamo trovare il coraggio di continuare il lavoro di Berlusconi innovandolo. Se non ora, quando?’” (Foglio, 22.12). C’è ancora tanto da rubare.

Il titolo della settimana/4. “Garlasco, Sempio trema: l’impronta di una scarpa” (Giornale, 22.12). Per forza: l’unico a portare le scarpe a Garlasco 18 anni fa era lui, tutti gli altri giravano scalzi.

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