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Dino
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HA STATA URSULA
Editoriale di Marco Travaglio
06 settembre 2025
Com’è noto, la Von der Leyen e tutta l’Ue si battono da anni per difenderci dalle fake news, tipiche della guerra ibrida putiniana contro le democrazie depositarie della Verità: soldi a palate a presunti fact checker per smascherarle. Poi il 1° settembre l’aereo che trasporta Ursula e la sua lacca in Bulgaria atterra con ben 9 minuti di ritardo. La portavoce della Commissione Arianna Podestà, essendo italiana, non è abituata ai ritardi aerei, infatti ha già una spiegazione: “Secondo informazioni delle autorità bulgare è stata una palese interferenza della Russia. Siamo abituati a minacce e intimidazioni, una costante del comportamento ostile della Russia”. Ha stato Putin: lo dicono i bulgari. Che però purtroppo dicono l’opposto. Mitov, ministro dell’Interno: “Escludo categoricamente un attacco informatico”. Ma il Circo Togni dei bufalari e dei boccaloni atlantisti è già in azione. Picierno: “L’interferenza russa è l’ennesimo episodio di guerra ibrida, che purtroppo in questi anni in pochi hanno avuto il coraggio di denunciare… Una strategia di sabotaggio che mette nel mirino l’Europa e le sue istituzioni… Questi attacchi rendono imperativa la nostra determinazione a potenziare la difesa comune e a sostenere con fermezza l’Ucraina”. Calenda, spiritoso: “Ulteriori iniziative a favore della pace… da parte di Putin. Chissà come giustificherà la filiale italiana di radio Mosca”. Sensi (Pd): “Il regime russo ci vuole morti. Non so se è chiaro a tutti”. Iacoboni: “Kaliningrad e la baia di Pietroburgo, i paradisi per la guerra elettronica di Putin all’Europa. Puntano lì i sospetti per l’attacco che ha ‘accecato’ il Gps dell’aereo di von der Leyen”.
Il giornalone unico apre la prima pagina a fotocopia sulla “pista russa”, le “ombre russe” e quel diavolo di Putin che “minaccia gli aerei europei”, “i nostri aerei”, praticamente tutti. E i celebri fact checker Ue? O dormono o rilanciano la fake news: mica possono sbugiardare chi li paga. Come quando Ursula raccontò che le truppe russe in Ucraina sono talmente malridotte che “rubano i chip per i carri armati da lavatrici, freezer e tiralatte”. Qualcuno aggiunge che gli “agenti russi” hanno pure fatto secco a Leopoli l’ex leader nazista ucraino Parubij. Poi viene arrestato un ucraino che confessa di averlo ucciso per protesta contro i politici di Kiev che gli hanno arruolato con la forza il figlio, ora disperso in Donbass. Gran finale. L’altroieri la stessa portavoce di Ursula dichiara: “Non abbiamo mai detto che l’interferenza al Gps dall’aereo di Von der Leyen… fosse espressamente contro di lei”. E la “palese interferenza russa” per “minacciare” le autorità europee che ormai ci sono “abituate”? Via, non si può neanche scherzare. Lo sanno tutti cos’ha mandato in tilt il Gps: la lacca.
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I SOLDATINI DI PIOMBO
Editoriale di Marco Travaglio
07 settembre 2025
Come passa il tempo. Tre anni e mezzo fa, dopo l’invasione russa, i Paesi Ue giuravano: mai soldati né armi, solo aiuti umanitari a Kiev e sanzioni a Mosca. Poi: solo armi leggere e difensive per aiutare l’Ucraina a resistere durante i negoziati di Istanbul. Poi: armi pesanti e offensive per aiutare l’Ucraina che ha abbandonato i negoziati a respingere i russi, ma senza attaccare la Russia. Poi: missili a lungo raggio per colpire in Russia, ma solo nelle regioni di confine. Poi: missili per attaccare in tutta la Russia. Poi: riarmo Ue da 800 miliardi e Nato al 5% del Pil e truppe “volenterose” a Kiev, ma solo dopo la pace contro nuove invasioni. Che è il miglior modo per sabotare la pace: se Putin fa la guerra per impedire che l’Ucraina entri nella Nato, ora che l’ha vinta non accetterà mai che la Nato entri in Ucraina.
Tre giorni fa cade l’ultima foglia di fico: a Parigi 20 “volenterosi” su 38 approvano l’invio di truppe senza più precisare che lo faranno a guerra finita. Zelensky assicura che arriveranno “migliaia di soldati” per “garanzie di sicurezza subito”. Cioè a guerra in corso. Infatti Francia e Germania, all’insaputa dei Parlamenti, ampliano gli ospedali per curare migliaia di soldati feriti. Salvo poi stupirsi se Putin dice: “Se truppe della Nato comparissero in Ucraina, specialmente ora durante le operazioni militari, saranno obiettivi legittimi”. Mentre combatti, è difficile distinguere i soldati ucraini da quelli europei al loro fianco. Un’ovvietà che i nostri giornaloni, reduci dalle balle sull’attentato russo all’aereo di Ursula, spacciano per una “minaccia di Putin all’Europa”. E intanto piagnucolano perché purtroppo, dopo Parigi, quasi tutti i volenterosi marcano visita: “Solo Francia e Baltici preparano le truppe. Coalizione dei volenterosi in salita” (Rep). Ora, passi la Francia, che per fortuna non ha più un governo e presto neppure un presidente. Ma vogliamo parlare dei bellicosissimi Baltici? Estonia, Lettonia e Lituania hanno, in tre, gli stessi abitanti di San Pietroburgo. E vantano invincibili eserciti di 3.700, 1.500 e 10 mila uomini: la metà di quelli che la Russia recluta in un mese. Zero carri armati, navi da guerra, missili e aerei di difesa. Eppure menano le danze in Ue su Economia (il lettone Dombrovskis), Politica estera (l’estone Kallas) e Difesa (il lituano Kubilius). È con quest’armata fantasma che i Velleitari illudono Zelensky e provocano Putin, prontissimi a fare ciò che prima era un’esclusiva Usa: scatenare le guerre e perderle.
Ps. Il presidente Mattarella dice che “l’Ue non ha mai scatenato un conflitto”: oltre alle due guerre mondiali della vecchia Europa, dev’essersi scordato i 79 giorni di bombardamenti sulla Serbia quando il vicepremier era un certo Mattarella. Un omonimo?
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MA MI FACCIA IL PIACERE
Editoriale di Marco Travaglio
08 settembre 2025
“M” seconda stagione. “26 Paesi sono pronti a inviare all’Ucraina forze armate nei cieli, nei mari e a terra” (Emmanuel Macron, 4.9). Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate! L’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata dagli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia!
Vomito, ergo sum/1. “Far singhiozzare non basta per vincere il Leone d’oro. Né per fare cinema. Tutti commossi, qualcuno con le lacrime, per la voce di Hind Rajab: la bambina di cinque anni che chiedeva aiuto alla Mezzaluna rossa da una macchina, attorno i familiari morti… E giù singhiozzi, senza pensare che di lì a qualche anno le avrebbero imposto di non mostrare neppure una ciocca di capelli… A nessuno è passato per la testa che la bambina cresciuta avrebbe dovuto sottomettersi ai maschi senza autocontrollo, celando allegria e sensualità” (Mariarosa Mancuso, Foglio, 5.9). Ma infatti, nell’Idf sono tutti femministi: l’hanno ammazzata per farle un favore.
Vomito ergo sum/2. “E va bene, genocidio. Ma… che terrificante prova di incapacità, d’inadeguatezza stanno dando questi israeliani… In 3-4 anni i loro predecessori nel settore genocidi di persone ne fecero fuori almeno 4-5 milioni… Gli israeliani nella metà del tempo sono riusciti a eliminare poco più di sessantamila persone: una vera debacle! Una prova d’inefficienza, d’inettitudine, d’incompetenza che non si può che definire sorprendente” (Ernesto Galli della loggia, Corriere della sera, 7.9). Questo non sta per niente bene.
Odore di Santità. “Salvatores: ‘Armani mi regalò uno smoking, è come una reliquia’. Cucinelli: ‘Solo una foto insieme: tremai dall’emozione’” (Repubblica, 7.9). “L’ultimo dolore di Armani, nell’estate che se l’è portato via, è stato disertare Pantelleria… Non era una villa, era un sistema solare. E lui, il sole al centro… Pranzo leggerissimo a un tavolo infinito in giardino, risposino, tè sotto le palme, aperitivo, sulle rocce, cena sulla collina. ‘Da Armani anche le patate erano greige’, sintetizza Vanni… Per lui… era il momento in cui non c’era più re Giorgio, né il signor Armani, ma solo Giorgio” (Candida Morvillo, Corriere della sera, 7.9). San Giorgio, vorrai dire: con tutte quelle reliquie, manca solo il primo miracolo.
Funeral Meteo. “Non manca il colonnello del meteo Mario Giuliacci, col viso nuvoloso” (Candida Morvillo al funerale di Emilio Fede, Corriere della sera, 6.9). Infatti: quando piange, piove.
Smottamenti. “L’indiano Modi guarda sempre più al Sud globale ed entra nell’asse anti-Occidente e adesso la tenuta dell’Ovest vacilla” (Stefano Stefanini, Stampa, 2.9). In effetti è bizzarro che un Paese del Sud-Est del mondo stia col Sud-Est del mondo. Dev’essere la deriva dei continenti.
Quando c’era Lui. “Europa, la scossa del Colle”, “Quel richiamo all’orgoglio dei nostri valori” (Corriere della sera, 7.9). “Mattarella sprona l’Europa”, “Quel monito del presidente” (Repubblica, 7.9). “Lo scudo di Mattarella”, “Quello scatto di dignità” (Stampa, 7.9). “Il videomessaggio di Mattarella è uno sprone e, in parte, un’arringa in difesa dell’Europa” (Messaggero, 7.9). Ma infatti, siamo tutti un fremito.
La vera priorità. “Il governo francese cadrà e una crisi francese avrebbe un effetto contagio. Non aver ratificato il Mes da parte dell’Italia è stato un errore: mentre torna ad affacciarsi qualche segnale di crisi, avere il Mes operativo è una garanzia in più” (Enrico Letta al Forum Ambrosetti di Cernobbio, 7.9). Ecco cos’è quel drammatico senso di vuoto che si avverte in tutto l’orbe terracqueo, da Gaza all’Ucraina a Parigi: l’assenza di Mes.
Pina Fantozzi. “Pina Picierno: ‘D’Alema non si illuda: nessuna pace dalla Cina. Una volta trattava con Blair e Clinton’” (Giornale, 5.9). Poi è guarito.
Il nuovo Ulisse. “L’assurda odissea di Castellucci in carcere” (Giornale, 1.9). Assurdo che un tizio condannato a 6 anni per strage sia in galera da quasi sei mesi.
A pensarci prima. “Il Reddito di cittadinanza è uno schiaffo alla miseria” (Irene Pivetti, 5.12.2018). “Non avevo i soldi per mangiare, sono andata alla Caritas” (Pivetti, Giornale, 28.8). Peccato che abbiano abolito il Reddito di cittadinanza, eh?
Com’è umano lui. “Gianni Cuperlo: ‘Nel Pd piena accoglienza per i cattolici alla Bergoglio’” (Stampa, 30.8). Ma quindi solo per quelli morti?
Il titolo della settimana/1. “Tajani apre a Calenda: ‘Avviare il confronto’” (Libero, 5.9). Per farsi quattro risate.
Il titolo della settimana/2. “Vincenzo de Luca: ‘Disprezzo e cafoneria contro mio figlio’” (Corriere della sera, 2.9). Ha parlato Lord Brummell.
Il titolo della settimana/3. “Inchiesta sulla famiglia Sanchez. Il premier spagnolo: ‘Colpa delle toghe politicizzate’” (Verità, 3.9). Cavaliere, è lei?
Il titolo della settimana/4. “Roberto Formigoni: ‘Con me la Lombardia correva’” (Verità, 1.9). Sì, verso la galera.
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LA FESTA E I PUNTINI
Editoriale di Marco Travaglio
09 settembre 2025
Oggi alle 14 parte la festa del Fatto al Circo Massimo, a Roma, con un flash mob per Gaza e con i primi incontri. Ne avremo parecchi su Medio Oriente e Ucraina, per cercare vie d’uscita e mettere i puntini sulle “i” in un dibattito pubblico da manicomio fra curve ultrà che non ragionano, non distinguono e passano gran parte del tempo a zittire chi ci prova. Già stasera, con Alessandro Barbero, racconteremo come scoppiano e finiscono le guerre e come le paci mal fatte che ignorano le cause dei conflitti ne causano altri. Paolo Mieli conosce la storia e tutto si può dire fuorché sia uno sciocco. Quindi, quando scrive sul Corriere che per Gaza c’è “sdegno pressoché unanime” e per Kiev no, ciurla nel manico. Posto che non si può restare sdegnati per tanti anni, anche se le 56 guerre in corso meriterebbero lo stesso sdegno permanente, Mieli sa benissimo che Gaza e Kiev pari non sono. In Ucraina, da tre anni e mezzo, c’è una classica guerra fra due eserciti armati fino ai denti, concentrata su un fronte di 1300 km, con un rapporto tra vittime civili e militari tra i più bassi della storia (per quanto anche un solo morto sia già troppo). A Gaza non c’è una guerra: c’è un esercito – quello israeliano – che da 22 mesi spiana un territorio grande un decimo della Val d’Aosta e popolato da 2,3 milioni di palestinesi con la scusa di debellare Hamas, che però si nasconde nei tunnel o all’estero: infatti non ha alcuna possibilità di debellarlo (secondo la stessa Idf) e semina quasi esclusivamente vittime civili (l’83% dei 70 mila morti, secondo la stessa Idf). Putin combatte contro un esercito armato, Netanyahu contro un popolo inerme.
La seconda differenza è che lo “sdegno” occidentale, secondo Mieli sbilanciato a favore di Putin, è sbilanciatissimo a favore di Netanyahu: 18 pacchetti di sanzioni alla Russia e 350 miliardi di dollari di armi e altri aiuti all’Ucraina, zero sanzioni a Israele e zero armi ai palestinesi. Due pesi e due misure. Ecco perché le opinioni pubbliche si mobilitano con tanta passione per Gaza: perché i crimini di Netanyahu, diversamente da quelli di Putin, sono totalmente impuniti da parte dei nostri governi. Che, anziché sanzionare il criminale, lo finanziano e lo armano, quando non lo giustificano apertamente (Merz: “Israele sta facendo il lavoro sporco anche per noi”). Senza uno straccio di sanzioni, Netanyahu rimane l’alleato degli Usa e dell’Europa in Medio Oriente (diversamente dal nostro nemico Putin). Quindi i suoi delitti senza pene li commette anche in nome nostro, con i nostri soldi, le nostre armi, la nostra complicità. E, da che mondo è mondo, chi protesta in piazza lo fa per premere sul proprio governo, non su quelli altrui. Che, comprensibilmente, se ne infischiano. È tanto difficile capirlo?
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