Autore |
Discussione  |
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 17/01/2025 : 06:14:19
|
ODO GELLI FAR FESTA
l'editoriale di Marco Travaglio
17 gennaio 2025
Il bello di questi manigoldi che ci sgovernano è che confessano spontaneamente senza che nessuno non dico li torturi o li intercetti, ma gli faccia neppure una domanda. Ieri alla Camera hanno approvato in prima lettura (su quattro) la schiforma costituzionale che separa le carriere e i Csm dei giudici e dei pm, con i voti delle tre destre, di +Europa e di Azione (Iv dell’“unico vero oppositore” s’è astenuta). E hanno subito esultato per avere “realizzato il sogno di Berlusconi”: cioè di un pregiudicato per frode fiscale che, nei ritagli di tempo fra una mazzetta e un falso in bilancio, stringeva patti con Cosa Nostra e la finanziava in comode rate semestrali. Non bastando un aeroporto, un francobollo, qualche statua e strada qua e là (soprattutto tangenziali), ora gli dedicano la nuova Costituzione. E dicono di farlo per rafforzare “la terzietà del giudice”, valore particolarmente caro al defunto delinquente. Che, per garantirsi dei giudici davvero imparziali, se li faceva comprare da Previti con sentenze incorporate: secondi o primi, più che terzi. Manca poco prima che ricevano il giusto riconoscimento-risarcimento postumo anche gli altri due padri nobili della schiforma, anch’essi pregiudicati: Bettino Craxi (sulle cui gesta esce un’agiografia al giorno a 25 anni dalla morte in latitanza) e Licio Gelli. Che poi è il vero precursore dei nostri padri ricostituenti, avendo avuto l’idea di separare le carriere togate nel lontano 1978, nel Piano di rinascita democratica. Solo che se ne vergognava a tal punto da tenerlo nascosto. Fu poi ritrovato nel doppiofondo della valigia della figlia durante un controllo in aeroporto. Ora invece questi se ne vantano in pieno Parlamento.
Un bel traguardo per Giorgia Meloni, che si diede giovanissima alla politica in onore di Paolo Borsellino. Che, se fosse stata in vigore la schiforma, mai avrebbe potuto diventare procuratore di Marsala e poi aggiunto a Palermo, essendo partito dalla funzione giudicante come pretore, giudice civile e giudice istruttore penale. Idem Giovanni Falcone e tanti altri fra i migliori magistrati della storia d’Italia. Ma anche fra i peggiori: come Nordio, passato anche lui da giudice a pm, che infatti nel 1992 firmò un documento dell’Anm contro la separazione delle carriere in cantiere nella Bicamerale De Mita. E ora firma la boiata che allora combatteva, con una coerenza pari a quella del sottosegretario e magistrato Alfredo Mantovano, anche lui in passato molto critico sulla separazione delle carriere: nel 1998 la definiva “non necessaria”, “in contrasto con la tradizione e la cultura giuridica italiana” e portatrice non di giudici più terzi, ma di “più poteri ai pm”. Come passa il tempo. Da Borsellino a Craxi, Berlusconi e Gelli, è un attimo.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 18/01/2025 : 04:23:22
|
CAPPELLINI E CAPPELLATE
l'editoriale di Marco Travaglio
18 gennaio 2025
Se ogni tanto leggiamo Stefano Cappellini è solo perché ha il pregio di riassumere tutti i tic più cretini della presunta “sinistra”, che poi è l’assicurazione sulla vita della cosiddetta “destra”. L’altro giorno il genio di Repubblica ha partorito i seguenti pensierini: “Trump e la favola del tycoon pacifista importata dai populisti di casa nostra”, “Conte si è rallegrato per ragioni che sono esattamente contrarie a tutte le linee guida di Trump, il quale ha appena minacciato di occupare militarmente il canale di Panama e la Groenlandia, di scatenare ‘un inferno a Gaza’… e ha evocato una possibile annessione del Canada, forse pacifica, magari un dpcm simil-contiano” (battutona), “Conte non è solo in questa follia sul Trump arcobaleno, sollecitata dal suo guru Travaglio”. Naturalmente nessuno ha mai detto che Trump è un pacifista arcobaleno: semmai che nel primo mandato non fece guerre, anzi ne chiuse due; che è un affarista pragmatico e ritiene le guerre un inutile dispendio di soldi, soldati, energie e un intralcio al business; che fra l’invasata intenzionata a perpetuare il conflitto perso in Ucraina e il manigoldo fautore di un negoziato di compromesso con Putin che metta fine all’inutile strage di ucraini, era meno peggio il secondo. Ma è inutile spiegare queste banalità a Cappellini, che è una sorta di Fassino minore.
Il pover’uomo aveva appena finito di scrivere le sue scempiaggini, quando gli è caduta in testa la tregua Israele-Hamas a Gaza, attribuita a Trump anche da Lucio Caracciolo (che scrive pure lui su Rep ma sa di cosa parla). Anche lì nessuno spirito missionario pro Pal: Trump vuole accordarsi con l’Arabia Saudita per stabilizzare l’area e isolare vieppiù l’Iran. Ergo non gli conviene che Netanyahu continui a massacrare i palestinesi e annetta Gaza facendo apparire i sauditi come traditori collaborazionisti. Infatti il suo rude inviato Witkoff, in cinque ore di colloquio burrascoso, ha costretto Bibi a ingoiare la fragile tregua proposta da Biden e Blinken un anno fa, ma sempre respinta. Bibi aspettava Trump, che ora è arrivato e può fare a meno di lui, mentre Bibi non può fare a meno di Trump. E, nella sua visione imperiale ma multipolare (poche potenze con le loro zone d’influenza), Trump non contempla alleati alla pari: solo sudditi. Voi capite il dramma di Cappellini, che contava i giorni per le invasioni trumpiane di Panama, Groenlandia e Canada, e si ritrova solo soletto con la tregua trumpiana: “L’inviato di Trump è stato coinvolto in tutti i colloqui. Anzi, è andato a parlare con Netanyahu per chiarire che Trump voleva l’accordo e se fosse saltato era pronto a bloccare gli armamenti allo Stato ebraico”. Lo dice Conte? Travaglio? No, Repubblica. L’hanno rimasto solo, ’sti quattro cornuti.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 19/01/2025 : 03:33:37
|
BOMBERLEYN FAN CLUB
l'editoriale di Marco Travaglio
19 gennaio 2025
Atteso con la febbrile suspense che si deve al Messia, il nuovo federatore del centro, o del centrosinistra, o di qualcosa a caso, o di se stesso, al secolo Ernesto Maria Ruffini, ha alfine partorito non senza doglie la prima perla: “La maggioranza Ursula che da due legislature governa l’Europa potrebbe diventare una scelta solida per essere alternativi alla destra”. Nessuno ha avuto cuore di spiegargli che esistono due Ursula e due maggioranze Ursula: la Von der Leyen modello 2019, votata dal centrosinistra italiano e dai 5Stelle, su un programma di transizione ecologica, welfare e salario minimo; e la Bomberleyen modello 2024, votata da Pd, FI e FdI, ma non da 5Stelle e Avs, su un programma di transizione militare a spese del welfare e dell’ambiente. È l’uovo di colombo: non sapendo come battere la Meloni, il Pd la imbarca (sempreché lei sia d’accordo) e ci aggiunge pure Tajani per fare buon peso. Solo che, alleandosi con la destra, poi è arduo “essere alternativi alla destra”. Però è consolante che quell’impiastro di Ursula, sempre più impopolare in Europa, abbia ancora un piccolo fan club in Italia.
Un provvisorio inventario dei danni lo traccia Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa, analizzando le demenziali politiche dell’Ue ursulina, che per fare dispetto a Mosca taglia le palle ai suoi membri e ingrassa gli Usa. L’Ucraina, che per fortuna non è membro Ue, ha fatto saltare i gasdotti North Stream fra Russia ed Europa; poi ha chiuso il rubinetto del gasdotto russo sul suo territorio; e ora bombarda l’ultimo superstite, il Turk Stream. “Se Washington – nota Gaiani – ha tutto l’interesse a privare di fornitori competitivi il mercato energetico europeo per imporci l’acquisto del suo costoso Gnl… c’è da porsi qualche domanda sul reale ruolo dell’Ue o quantomeno della commissione von der Leyen, pronta a sacrificare gli interessi dei suoi Stati membri pur di difendere quelli di Washington e Kiev”. La fine dei North Stream ha colpito la Germania e tutta l’Europa. La fine del gasdotto russo-ucraino sta rovinando soprattutto la Slovacchia (membro Ue e Nato) e la Transnistria russofona in Moldavia, ma anche l’intera Europa: il gas alla Borsa di Amsterdam sfiora i 50euro a Megawattora. E se salta pure il Turk Stream restano senza gas Turchia, Ungheria e Serbia, i primi due soci della Nato e i secondi due dell’Ue. “Se l’Ue – conclude Gaiani – non supporta la crescita degli Stati membri… occorre chiedersi quali interessi persegua e se coincidano con i nostri. Come appare chiaro dalle iniziative di Washington e Kiev, è molto rischioso continuare a delegare a simili alleati la cura dei nostri interessi”. E cita Charlotte Brontë: “Con amici così, che bisogno abbiamo di nemici?”.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 20/01/2025 : 04:45:12
|
MA MI FACCIA IL PIACERE
l'editoriale di Marco Travaglio
20 gennaio 2025
Aggressore e aggredito. “Groenlandia: il governo locale e quello della Danimarca hanno preso seriamente le minacce d di Trump” (Il Post, 12.1). “La proposta indecente di Trump alla Groenlandia non è solo assurda, ma anche pericolosa” (Domani, 17.1). Anche perché poi non sapremmo esattamente a chi inviare le armi.
Tutto regolare. “Le attiviste: ‘Perquisite e spogliate in questura’. La polizia: tutto regolare” (Stampa, 15.1). Pare abbiano chiesto asilo all’Iran.
Allarme rimba. “Nessun presidente è immune per i crimini che commette” (Joe Biden, 15.1). Suo figlio invece sì.
La prevalenza del cretino/1. “Il linguaggio approssimativo della cretinocrazia… Ci sono Sangiuliano che impasticca Colombo e Galileo, Santanché che attribuisce a Lucchini il Gattopardo; e poi Di Maio, Di Battista, Toninelli, Patuanelli, Fofo, Fico e tutti i 5Stelle” (Francesco Merlo, Repubblica, 14.1). Manca solo Francesco Merlo che confuse Flaiano con Longanesi.
La prevalenza del cretino/2. “Come per Andreotti, Berlusconi, gli ex sindaci Raggi e Marino e per chiunque altro, la nostra critica di giornalisti ha già bocciato, senza appello, la politica di Santanché” (Merlo, Repubblica, 19.1). Andreotti, B. e Santanché come Raggi e Marino: certo, come no.
L’altro Giubileo/1. “Bettino vero statista, è stato assassinato”, “Parla Margherita Boniver: ‘La messa a morte di Craxi ha colpito al cuore la democrazia’” (Riformista, 16.1). Ma le ha salvato il portafogli.
L’altro Giubileo/2. “Craxi, l’uomo di sinistra che la sinistra deve riscoprire” (Unità, 16.1). Legiferava con la mano destra e rubava con la sinistra.
L’altro Giubileo/3. “L’omaggio di La Russa a Craxi: ‘L’Italia ha un debito con lui’” (Corriere della sera, 19.1). Pubblico.
L’altro Giubileo/4. “O Craxi era uno statista, e allora aveva diritto ai funerali di Stato, oppure era un corrotto. Le due cose non possono stare insieme” (Stefania Craxi, senatrice FI, 13.1). Infatti: era un corrotto.
Tra colleghi. “Al Senato folla per Craxi: ‘Fu un vero statista’. In sala anche Piero Fassino” (Messaggero, 14.1). L’uno colto in flagranza, l’altro in fragranza.
Brutta gente. “Verso l’Inauguration Day di Trump. Dai sovranisti globali a Tik Tok: i vip alla cerimonia sotto la neve” (Repubblica, 17.1). S’è scordata solo John Elkann e il milione di dollari donato da Stellantis, ma solo per ragioni di spazio.
Slurp. “Apparecchia e sparecchia, inciucia, litiga e perdona. Renzi il ‘martellatore’… Rara intelligenza, rarissima spregiudicatezza, pieno di quel noto meraviglioso talento politico, sprecato, comunque per noi cronisti davvero pura luce in un panorama spesso piatto… al punto che l’opposizione al governo sembra guidarla da solo quest’uomo… Se quelli che domani si riuniscono a Milano (Ruffini & company) e a Orvieto (Gentiloni & company) pensano di decidere qualcosa senza Renzi, non hanno capito chi è Renzi”. “Elogio di Anna Maria Bernini, che sa parlare (e tacere) proprio quando serve”. “Gilet catarifrangente e caschetto da operaio. Il boom sui social dei video di Gualtieri” (Fabrizio Roncone, Corriere della sera, 17.1 e 19.1). Certe lingue non si consumano mai.
Trova l’intruso. “La vera separazione delle carriere che servirebbe è quella tra pm e giornalisti” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 17.1). Tanto lui non c’entra.
Balle a grappolo. “Colombo, con Padellaro e Travaglio, ha fondato nel 2009 il Fatto Quotidiano che ha però lasciato nel 2022 in contrasto con le posizioni filo Putin del giornale” (Cesare Martinetti, Stampa, 15.1). Una frase, due panzane: ottima media.
Pompe funebri. “Travaglio&Co. giocano a poker col Cav, ma lui continua a vincere” (Tiziana Maiolo, Dubbio, 15.1). No, sei tu che continui a leccarlo pure da morto.
Il titolo della settimana/1. “Subito 18 miliardi per aumentare la spesa militare” (Foglio, 14.1). Ok, faccio subito un bancomat.
Il titolo della settimana/2. “Rotture sospette, qualcuno vuole destabilizzare Fs e istituzioni” (Corriere della sera, 16.1). “Treni, l’ombra del sabotaggio”, Due scenari inquietanti” (Giornale, 16.1). Corre addirittura voce che il ministro dei Trasporti sia un certo Matteo Salvini.
Il titolo della settimana/3. “Tregua a Gaza. Rimane da completare l’opera per distruggere l’asse del male” (Libero, 16.1). Ok, mo’ me lo segno.
Il titolo della settimana/4. “Salvati dai 30 all’ora. A Bologna i nuovi limiti di velocità hanno dimezzato le vittime di incidenti” (Stampa, 17.1). “Bologna, rivincita dei 30 all’ora: nessun pedone morto nel 2024” (Repubblica, 17.1). Se lo portano ai 10 all’ora, magari resuscita pure qualcuno.
Il titolo della settimana/5. “E negli Usa finalmente si riconosce che l’anidride carbonica fa bene” (Franco Battaglia, Verità, 15.1). Ci fanno proprio l’aerosol.
Il titolo della settimana/6. “Mosca perde, Kiev vince: chi bara sulla realtà?” (Paolo Guzzanti, Riformista, 15.1). Tu.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 21/01/2025 : 04:21:44
|
PER DIRETTISSIMISSIMA
l'editoriale di Marco Travaglio
21 gennaio 2025
Dopo la beatificazione giubilare dell’ex premier corrotto, pregiudicato e latitante Bettino Craxi, suggellata dalla solenne benedizione urbi et orbi del presidente Sergio Mattarella, non si vede che cosa ancora si discuta a fare delle eventuali dimissioni della ministra Daniela Santanchè. Anzi non si capisce che senso abbia spendere altro tempo e denaro per indagini, processi e sentenze. Ma se i politici condannati in via definitiva per reati gravi, anche molto più gravi dei suoi, vengono poi riabilitati e santificati anche se hanno infangato la Giustizia e vi si sono sottratti dandosi alla latitanza, perché tutto questo dispendio di energie e ipocrisie? Tagliamo corto, facciamo finta che la Santanchè sia colpevole di tutti i reati a lei ascritti (più sono, più sale il punteggio) e santifichiamola subito senza tante storie. Altro che dimissioni da ministra del Turismo: con quel cumulo di reati, che si spera abbia commesso tutti, merita almeno tre o quattro dicasteri, e di peso adeguato. Mica vorremo aspettare che defunga, per vederle tardivamente riconosciuti i meriti penali acquisiti sul campo ai funerali, come quelli che già canonizzarono il pregiudicato B. alla presenza di Mattarella e delle più alte cariche dello Stato, seguiti dal cavalierato alla figlia Marina (a proposito: sia cavaliere anche il figlio della Santanchè, purtroppo imputato per gli abusi edilizi della villa a Pietrasanta, senza por tempo in mezzo).
Basta con vecchie e polverose pastoie tipo indagini, udienze, sentenze, appelli e contrappelli. Si impone per i politici e i loro parenti fino almeno al terzo grado una nuova forma di processo per direttissima. Un rito ancor più immediato di quello vigente: appena arriva la notizia di reato, si procede ipso facto all’assoluzione, con beatificazione contestuale e bacio accademico alla francese incorporato, seguita da adeguati premi commisurati alla gravità dei reati. Quanto alle cosiddette vittime che avessero eventualmente osato denunciare il politico come se fosse un cittadino uguale agli altri, o pretendere il risarcimento dei danni, verranno condannate al posto suo per lesa maestà. La soluzione più pratica è quella appena inaugurata dal molto lucido e democratico Joe Biden, che ha graziato il figlio Hunter condannato e poi ha concesso la grazia preventiva a tutti i parenti e collaboratori, su cui non gravano sospetti né indagini, ma non si sa mai e non si vede perché non possano delinquere liberamente in futuro. Onde evitare che i soliti gufi sventolino la solita Costituzione, si provvederà a ritoccarne l’articolo 54: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica, di osservarne la Costituzione e le leggi con disciplina ed onore, eccezion fatta per coloro che le leggi le fanno”.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 22/01/2025 : 05:26:15
|
SEMPRE SUL PEZZO
l'editoriale di Marco Travaglio
22 Gennaio 2025
L’irruzione di Trump con la sua corte dei miracoli e dei miliardi decuplica da un giorno all’altro le distanze fra le sponde dell’Atlantico e fa invecchiare di cent’anni il mondo di prima e di fuori. Ma per fortuna le classi dirigenti d’Europa, Italia in testa, hanno colto al volo la portata epocale della sfida, pronte a rispondere colpo su colpo. Ursula von der Leyen annuncia una decisiva “tabella di marcia” per “cambiare passo”, vaneggia di “indipendenza energetica” citando l’esoterica agenda Draghi, annuncia una gita in India e reclama la “pace giusta” in Ucraina vantando di averci già buttato “120 miliardi” e promettendone altri, tanto non sono suoi. Ciao core. Germania e Francia, alla canna del gas, sono governate da due ectoplasmi impopolari anche fra i parenti stretti. E l’Ue dei Ventisette ha 27 posizioni su tutto. Anche in Italia il dibattito politico-mediatico è più che mai all’altezza. Donald e Melania lanciano criptovalute personalizzate per decine di miliardi in poche ore, Musk ci osserva dai suoi 7 mila satelliti che presto saranno 42 mila, i big tech passati in blocco dai Dem a Trump controllano l’Ia e i dati di tre quarti del pianeta? Il governo risponde con la legge Bavaglio per difendere la privacy minacciata dai cronisti giudiziari (altro che Starlink e i social) e con ferrei limiti alle intercettazioni per tornare alle “indagini tradizionali” (pedinamenti a piedi, analisi delle orme con la lente d’ingrandimento, avvistamenti col binocolo, cose così) contro criminali che delinquono col dark web, i bitcoin e i telefoni satellitari, mentre l’app per digitalizzare i processi s’impalla e costringe i giudici a tornare alla carta e alla penna d’oca. Intanto, per coerenza, non si riesce a far arrivare un treno con meno di un’ora di ritardo. Anche culturalmente la nuova egemonia trumpiana ci fa un baffo. Risolto brillantemente lo straziante dilemma se un rapper che dice parolacce possa o meno cantare, siamo passati a discutere questioni di ancor più bruciante attualità: i Giorni dell’Amnesia in onore di due ex premier pregiudicati morti l’uno 25 e l’altro 2 anni fa; il compleanno di Renzi; il libro del figlio di Napolitano; il ritorno del fascismo eroicamente denunciato da una fiction; la riscoperta di don Sturzo e del suo appello ai “liberi e forti” di 106 anni fa nell’epocale convegno milanese con Delrio, Prodi e financo Ruffini; da non confondere col simposio a Orvieto dei celebri “catto-dem” Ceccanti, Guerini e Gentiloni sui cattolici in politica, tema che si pensava risolto da Giolitti nel 1913 col patto Gentiloni (il conte Vincenzo Ottorino, cavaliere di cappa e spada di Pio XI, avo di Paolo). Trump ci piscia in testa dai satelliti di Musk e noi cerchiamo affannosamente una cabina telefonica col gettone in mano.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 23/01/2025 : 05:02:48
|
UN'ALTRA MATTA
l'editoriale di Marco Travaglio
23 gennaio 2025
Fra i pigmei ubriachi della cosiddetta Ue chiamati a rispondere alle sfide e alle sfighe del trumpismo, svetta per lungimiranza ed equilibrio l’estone Kaja Kallas, “alta rappresentante della politica estera” (figurarsi quelle basse). Che, terrorizzata dall’ipotesi che finisca la guerra, ha sgravato tre perle di puro genio. 1) “Non serve un unico esercito, ma 27 eserciti per difenderci, preferibilmente con gli alleati, ma se necessario anche da soli” (il fatto che già esistano 27 eserciti e costino molto più di uno solo non sfiora la sua testolina). 2) “Spendere di più per prevenire la guerra, ma anche per prepararla” (un po’ come scoreggiare per prevenire la puzza e prepararla). Guerra contro la Russia, ovviamente, che non vede l’ora d’invadere l’Europa anche se non saprebbe che farsene, lo ha sempre escluso, ha occupato in tre anni un quinto dell’Ucraina con grande fatica e si ritroverebbe contro l’intera Nato senza aver bisogno di territori (è lo Stato più vasto del mondo con l’11,4% delle terre emerse), semmai di persone (è fra gli Stati meno popolosi con il 2% degli abitanti del pianeta). Però la Kallas deve aver saputo da sua cugina che Putin muore dalla voglia e non c’è logica o dottrina militare che la faccia ragionare. Per carità, di politici svalvolati il mondo è pieno. E la nonna e la madre della Kallas nel 1941 furono deportate in Siberia dopo l’invasione sovietica degli Stati baltici. I quali, come la Polonia e i neocon Usa appena cacciati da Trump, sognano la guerra alla Russia per farla finita una volta per tutte. Ma era proprio necessario affidare la politica estera Ue a un’estone accecata dall’odio anti-russo? Come se il Giappone nominasse ambasciatore a Washington il figlio di uno ammazzato a Hiroshima e gli Usa rispondessero col figlio di un caduto a Pearl Harbor. Possibile che a Bruxelles non abbiano trovato una più equilibrata, specialmente ora che gli Usa di Trump, mezza Europa e pure Zelensky, vogliono trattare con Mosca? 3) “La Russia non è invincibile: ha ottenuto guadagni territoriali limitati in Ucraina con costi insostenibilmente alti, con una economia che sta crollando”. Infatti i guadagni territoriali limitati – il 20% dell’Ucraina – sono irrecuperabili per lo stesso Zelensky. E il crollo del Pil russo lo fa crescere molto più di quello europeo, falcidiato dalle auto-sanzioni. Che Kallas vuole pure aumentare col “sedicesimo pacchetto”, per darci il colpo di grazia. Si dirà: Pd, FdI e FI che hanno votato la commissione Ue avranno subito respinto il proclama della squilibrata, intimandole di smentire o dimettersi e minacciando in caso contrario l’opposizione. Magari: le tre ursuline non han detto una parola. Sono felici così. “Preparare la guerra” alla prima potenza nucleare del mondo: che sarà mai.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 24/01/2025 : 05:04:55
|
INVITO A SCOMPARIRE
l'editoriale di Marco Travaglio
24 gennaio 2025
Circola sul web una strepitosa collezione di tweet di Daniela Santanchè che chiede le dimissioni di questo e quello per fesserie, inezie, opinioni e atti politici sgraditi. I destinatari sono sempre avversari politici, soprattutto 5 Stelle. Ma riuscì persino a chiedere la testa di Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, che non è il cugino di Pia Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, ma l’ex ministro degli Esteri di Monti che ora siede in Parlamento nei banchi di FdI con lei. Il suo leader B. veniva condannato per una mega-frode fiscale, processato per prostituzione minorile, concussione e corruzione di testimoni, e definito dalla Cassazione un finanziatore di Cosa Nostra, ma lei voleva cacciare Josefa Idem per una mini-evasione dell’Imu e poi decine di politici fra premier (Conte), ministri, sottosegretari, parlamentari semplici, consiglieri comunali, addirittura l’intero Csm che non erano neppure indagati, ma avevano il grave torto e di fare o dire cose che non le garbavano. O che lei non capiva. Una volta accusò il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di “spostare boss mafiosi fuori dalle carceri, un atto gravissimo che non può restare impunito”: peccato che le scarcerazioni (due in tutto, con la scusa del Covid) fossero opera dei giudici di sorveglianza. Bonafede, che neppure volendo avrebbe potuto scarcerare nessuno, varò un decreto per agevolare il rientro dei boss in carcere. Un’altra volta reclamò la cacciata della Azzolina per i leggendari “banchi a rotelle”: i monoposto a seduta mobile innovativa che esistono in tutt’Europa e che i dirigenti scolastici avevano ordinato al ministero all’insaputa della Santanchè (e di tanti altri), convinta che fossero un’invenzione dell’Azzolina. Invece, quando Beppe Sala fu condannato per falso in primo grado (e salvato dalla prescrizione in appello) per aver retrodatato le carte del più grande appalto di Expo, le stette subito simpatico perché “garantisti lo si è sempre”. Cioè solo quella volta: le faceva sentire aria di casa.
Ora che è rinviata a giudizio per falso in bilancio sui conti di Visibilia (che il giudice ritiene truccati per ben sette anni durante la sua gestione), imputata per truffa allo Stato sulla cassa Covid e indagata per bancarotta fraudolenta, è facile immaginare cosa direbbe e twitterebbe se si trattasse di un altro. C’è chi sostiene che presentare mozioni di sfiducia contro i ministri inquisiti è un boomerang che ricompatta sulla difensiva una maggioranza divisa fra chi li protegge e chi vuol cacciarli. Ma non presentarle sarebbe peggio: significherebbe rimettersi al buon cuore di una maggioranza spudorata che, senza pressioni, farebbe finta di niente. Tantopiù se la miglior mozione di sfiducia per la Santanchè l’ha scritta decine di volte la Santanché.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 25/01/2025 : 05:08:06
|
LA VERITÀ PER SBAGLIO
l'editoriale di Marco Travaglio
25 gennaio 2025
Per celebrare con largo anticipo il 50° compleanno, Repubblica riedita vecchi articoli. E non s’accorge dell’effetto boomerang: chi li legge scopre che persino Rep, un tempo, dava notizie vere. Ieri l’archivista addetto alla selezione – probabilmente un putiniano infiltrato – ha riesumato una corrispondenza di Nicola Lombardozzi, ora in pensione, sulla cosiddetta “rivolta di piazza Maidan” che 11 anni fa insanguinò Kiev con appositi cecchini fascisti che scatenarono il caos sparando su civili e poliziotti, provocando la reazione degli agenti anti-sommossa, lasciando sul selciato oltre 100 morti e mettendo in fuga il presidente ucraino Yanukovich, equidistante fra Russia e Ue&Nato. Fu il primo atto della guerra civile ucraina, che dilagò per otto anni nelle regioni russofone di Donbass e Crimea, fece almeno 15 mila morti e culminò nell’invasione russa del 2022. Tutto perché la maggioranza degli ucraini continuava a opporsi alle mire della Nato e delle sue quinte colonne fascio- nazionaliste, eleggendo nel 2004 il neutralista Yanukovich (subito cacciato dalla “rivoluzione arancione” pilotata e finanziata dall’Occidente: lo rivelò il Guardian) e rieleggendolo nel 2010.
Oggi chi osa parlare di guerra civile e raccontare chi c’era dietro le due rivolte di Maidan è uno sporco “putiniano”. Ma il 20 febbraio 2014 Rep titolava: “Kiev brucia, è guerra civile”. E il suo inviato raccontava ciò che vedeva. “Agenti di polizia con cappuccio nero che… prendono la mira, poi si fermano. Forse rispondono a cecchini ribelli che, si dice, avrebbero sparato sui poliziotti”. Le “interminabili trattative di Yanukovich con i tre ministri europei che non riescono a convincerlo alle dimissioni” (non si sa bene a che titolo, visto che era stato regolarmente eletto col 48,9%, contro il 45,4 della rivale, l’oligarca ultranazionalista e filoccidentale Yulia Tymoshenko). La “violenza delle frange paramilitari di estrema destra”. I “nuovi aiuti arrivati in soccorso dei manifestanti di professione”. I “giovani picconatori che smattonano un kmq di pavimento stradale per farne munizioni contro la polizia”. Le “provocazioni dei neonazisti che hanno messo a segno violenze, sparato con revolver e fucili da caccia sugli agenti, rintracciato alcuni di loro fin nei dormitori della polizia per picchiarli a morte”. “I super attrezzati militanti di Pravyj Sektor, il gruppo di destra più organizzato militarmente” nei “tanti palazzi pubblici occupati”. E la morale della favola: “Se provocazioni ci sono state hanno raggiunto l’obiettivo”. Infatti “la Crimea… roccaforte della popolazione russa… è pronta a lasciare l’Ucraina”. Speriamo che Riotta e Cappellini non se ne accorgano, altrimenti ci scappa una nuova caccia al putiniano. Stavolta però in casa.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 26/01/2025 : 05:08:15
|
DANNO GIUDIZIARIO
l'editoriale di Marco Travaglio
26 gennaio 2025
Mentre migliaia di magistrati con la Costituzione in mano uscivano dalle aule dell’anno giudiziario quando parlavano i rappresentanti dello sgoverno, più di tante parole colpiva un silenzio: quello del presidente Mattarella, garante supremo della Costituzione e dunque anche del potere giudiziario. Ma forse è meglio così: l’ultima volta che ha aperto bocca è stato per elogiare un ex premier pregiudicato per corruzione e finanziamento illecito che, dopo aver vilipeso la Giustizia del suo Paese, vi si era sottratto dandosi alla latitanza in Tunisia. Non resta che rimpiangere Pertini, Scalfaro e Ciampi che, quando i governi attaccavano la magistratura, trovavano sempre il modo di farsi sentire e, quando ricevevano leggi indecenti e incostituzionali, le rispedivano indietro anziché firmarle. Non è la prima volta che le toghe protestano: il primo sciopero fu nel 1991, contro le picconate di Cossiga; il secondo nel 2002, contro le porcate di B. e del suo ingegner ministro Castelli, che pochi mesi prima avevano indotto il grande Borrelli a lanciare il suo “resistere resistere resistere”. A riprova del fatto che oggi in Italia non c’è alcuna “svolta”, tanto meno “fascista”, “trumpiana” od “orbaniana”: solo gli ultimi cascami del berlusconismo.
L’altra differenza rispetto all’infame trentennio è che allora la società civile era viva e attiva: Girotondi, Popolo Viola, V-Day e MeetUp di Grillo. Oggi è addormentata, impotente, sfibrata, sfinita, rassegnata. Un po’ perché l’indignazione non è eterna, un po’ perché ci sono problemi di sopravvivenza più urgenti, un po’ perché la magistratura ha perso consenso per scandali veri e accuse false. Ma anche per gli errori dell’Anm, che non è riuscita a comunicare efficacemente i danni causati dalle schiforme ai cittadini. E ha perso credibilità criticando e isolando un ottimo ministro come Bonafede che realizzava le aspettative dei magistrati e delle persone perbene con le uniche serie riforme anticorruzione, antimafia e antievasione degli ultimi 30 anni, e poi balbettando sulle boiate della Cartabia, salvo scioperare tardivamente contro l’ordinamento giudiziario escogitato dalla ministra-sciagura dei sedicenti “migliori”. Poi ci sono le responsabilità della cosiddetta “sinistra” – il Pd e i suoi derivati – che oggi si batte a parole contro la separazione delle carriere dopo averla sdoganata varie volte in nome di un “garantismo” di cui ignorano financo il significato. Dalla Bicamerale del 1997 alla mozione congressuale presentata nel 2022 da Serracchiani, Delrio, Guerini, Alfieri, Malpezzi, Orfini &C.: “Il tema della separazione delle carriere appare oggi ineludibile per garantire un giudice terzo e imparziale”. L’opposizione è una cosa troppo seria per affidarla a gente così.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 27/01/2025 : 04:15:00
|
MA MI FACCIA IL PIACERE
l'editoriale di Marco Travaglio
27 gennaio 2025
Carletto mezzolitro. “Nordio contro i pm: ‘Superpoliziotti, creano indagini senza controllo’” (Repubblica, 22.1). Sta lavorando all’autobiografia.
Sempre schiva. “Maria Rosaria Biccia incinta? Le foto scoop su ‘Oggi’. Lei: ‘No comment sulla mia vita privata’” (Stampa, 23.1). Non sarebbe da lei.
Il segno. “Mattarella: ‘Le riforme di Craxi cambiarono l’Italia. Ha lasciato un grande segno nel Paese’” (Giornale, 20.1). Più che altro, un’impronta digitale.
Parla per te. “Craxi ha pagato per tutti” (Pierferdinando Casini, Qn, 20.1). Ma quindi, se rubavano tutti, rubava anche Casini?
Spessori. “Contro il Quirinale che riabilita Craxi la crociata di Travaglio e il silenzio Pd. Toni alti, tinte forti: riconoscere lo spessore dello statista risulta inconcepibile” (Aldo Torchiaro, Riformista, 21.1). In attesa di sapere a che titolo il Pd dovrebbe commentare un titolo del Fatto, l’unico spessore che riconosciamo benissimo è quello delle mazzette incassate dallo statista.
Sala mensa. “Ora serve una nuova forza. Schlein va supportata, ma lei sa che manca qualcosa accanto al Pd” (Giuseppe Sala, sindaco di Milano, Corriere della sera, 20.1). Un altro grattacielo abusivo?
Titoli-fotocopia. “Il M5S vuole sfiduciare la Santanché, ma tace sull’Appendino condannata” (Verità, 21.1). “Cortocircuito manettaro, Conte all’attacco. Ma sulla Appendino condannata è silenzio” (Riformista, 21.1). “I Cinquestelle fanno i manettari contro il governo. Ma dimenticano le indagini in casa loro” (Libero, 21.1). Poi magari qualcuno spiegherà a questi somari la differenza fra tre reati dolosi e uno colposo, fra il trittico falso in bilancio-truffa allo Stato-bancarotta fraudolenta e una disgrazia .
Agitazione. “Dai riformisti ai cristiano liberali: la corsa al centro agita destra e sinistra dopo gli eventi di Milano e Orvieto” (Repubblica, 20.1). Ordinate nuove transenne per i seggi.
Cappellini neri. “Cruciani e la Zanzara, il Costanzo Show del trumpismo italiano. Cosa racconta il successo del programma di Radio24, scatola nera delle contraddizioni della nuova destra” (Stefano Cappellini, Repubblica.it. 24.1). Ma infatti: ora però parlaci del milione di euro donato da Stellantis-Elkann all’Uomo Nero.
Vieni avanti, aretina. “Se tornassi indietro farei l’attrice o la creativa” (Maria Elena Boschi, deputata Iv, Un giorno da pecora, Rai Radio1, 24.1). Vieni avanti, creativa.
Vieni avanti, analfabeta. “Ormai, il Fatto Quotidiano è una sorta di strambo mausoleo della morale, dove l’indignazione è una condizione climatica e in cui domina una malcelata dose di necrofilia, visti i recenti attacchi a Berlusconi e Craxi” (Davide Varì, Dubbio, 21.1). Semmai di necrofobia: la necrofilia è degli addetti alle pompe funebri per ladri defunti.
Grandi interviste. “Giulio Napolitano, il tuo ‘Il mondo sulle spalle’ è uno strano libro. Due biografie insieme, quella di tuo padre Giorgio e la tua e, sullo sfondo, cinquant’anni di vita italiana, Come mai?” (Walter Veltroni, Corriere della sera, 21.1). E come mai, letta l’intervista, non vediamo l’ora di perderci il libro?
Grandi scoperte/1. “E papà fu eletto presidente all’ora di pranzo” (Giulio Napolitano, Repubblica, 21.25). Ma non mi dire: ecco perché Rep ti ha dedicato due pagine.
Grandi scoperte/2. “Giulio Napolitano riceve la prima lettera dal padre il giorno dopo aver compiuto 18 anni” (Mattia Feltri, Stampa, 21.1). Garibaldi gli fa una pippa.
Si accontenta di poco. “Zelensky: ‘Per la tregua, dateci 200.000 soldati europei e americani’” (Verità, 23.1). E una fettina di c**o panata no?
Santa Cia. “Tump, la morte dei Kennedy e la Cia… È possibile che le sue intenzioni recondite siano quelle di sp*****are definitivamente la Cia” (Francesco Merlo, Repubblica, 25.1). Ma infatti: a parte qualche decina di golpe e qualche milione di morti ammazzati, che avrà mai fatto di male ’sta Cia.
Nemico, cioè amico. “Ecco perché Trump potrebbe colpire Putin più duramente di Biden” (Enrico Franceschini, Repubblica, 23.1). “L’ideale per Putin è trattare direttamente con Trump, da imperatore a imperatore; o altrimenti avere Trump come arbitro della contesa con Zelensky” (Ezio Mauro, Repubblica, 26.1). Per farsi colpire più duramente.
Il titolo della settimana/1. “I furbetti del reddito 5S ci sono costati 665 milioni” (Giornale, 21.1). No, non ci sono costati un euro: quello è l’importo delle truffe, che verrà restituito dai truffatori, pari ad appena il 2% dei percettori. In compenso Berlusconi, con i diritti tv, frodò il fisco per 368 milioni di dollari. Da solo.
Il titolo della settimana/2. “Ribaltare Machiavelli per difendere la democrazia liberale dalle imposture di Trump”, “Sangue freddo per difendere la democrazia liberale dalla Decima Musk” (rag. Cerasa, Foglio, 21 e 23.1). Ok, mo’ me lo segno.
Il titolo della settimana/3. “Il fratello di Musk a Palazzo Chigi con Stroppa e la moglie di Bocelli. L’ira delle opposizioni: ‘Perché?’” (Repubblica, 24.1). Se arriva pure la moglie di Pupo, si danno fuoco.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 28/01/2025 : 03:03:49
|
BIN MELON
l'editoriale di Marco Travaglio
28 gennaio 2025
Giorgia Meloni ha sia ragione sia torto quando afferma che la sua visita a Bin Salman, con tanto di pranzo al sacco nella tenda del tiranno saudita, “non è in contraddizione con quello che dicevo ieri”. Ha ragione perché, quando accusava il regime di Mbs di fiancheggiare il terrorismo, di mandare al patibolo la gente anche per apostasia e adulterio e di aver fatto ammazzare Khashoggi, lo faceva per polemizzare con la Figc che porta le finali a Riad e col noto senatore che prende soldi da quella bella gente. Una cosa è una premier che firma accordi commerciali per far guadagnare le imprese, tutt’altra è un ex premier genuflesso a MbS per rimpinguare il proprio conto in banca. Del resto nessuno tacciò di incoerenza Draghi che prima diede del “dittatore” a Erdogan, poi andò a riverirlo con mezzo governo per firmare accordi commerciali. Semmai la Meloni poteva limitarsi a siglare il patto in una sede ufficiale, evitando i sorrisetti e le moine al figuro sotto la tenda. Però ha torto quando mette sullo stesso piano gli “accordi per investimenti” e quelli “per energia e difesa”. Un conto è favorire le partnership estere della nostra economia. Un altro è vendere armi a un regime che porta su di sé anche il sangue di centinaia di migliaia di vittime della guerra civile in Yemen, combattuta per procura da Riad e Teheran. Infatti nel 2021 il governo Conte-2 bloccò le esportazioni di armi, poi Draghi e Meloni ripresero le forniture. Quanto all’energia, bisogna intendersi una volta per tutte: se anche per quella pecunia non olet e si va da chi fa il prezzo migliore, a prescindere dal tasso di democraticità del suo governo, delle due l’una: o la Meloni ci spiega la differenza fra i regimi della Russia e dell’Arabia Saudita (che fra l’altro dominano l’Opec+); oppure fa fronte comune con Orbán, Fico&C., la pianta di sostenere le sanzioni europee a Mosca (che peraltro contestava dopo l’annessione della Crimea), tantopiù ora che l’“amico” Zelensky ha chiuso pure i rubinetti del gasdotto russo sotto l’Ucraina, e ricomincia a comprare il gas russo al posto di quello di altre autocrazie e del Gnl americano. Che costa il quadruplo, inquina molto di più e ci tocca pure rigassificarlo con altri danni all’ambiente.
In ogni caso è una buona notizia che la premier si ponga per la prima volta il problema della coerenza fra ciò che diceva dall’opposizione e ciò che fa al governo. Se continua, dovrà spiegare perché ha cambiato idea su Patto di stabilità Ue, Von der Leyen, Israele e palestinesi, privatizzazioni con fondi esteri, Via della Seta, Superbonus, extraprofitti, limiti al contante, legge Fornero, accise, bollette, rendite catastali, trivelle, Tap, separazione delle carriere, dimissioni di tutti i ministri inquisiti (e non) tranne ovviamente i suoi. Attendiamo fiduciosi.
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
.
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 29/01/2025 : 06:04:46
|
IL CONTRAPPASSO TRUMP
l'editoriale di Marco Travaglio
29 gennaio 2025
Il bar di Guerre stellari che chiamiamo Amministrazione Trump fa pensare a una caricaturale pena del contrappasso per tutti gli eccessi e gli errori di chi l’ha preceduta. Nell’Inferno di Dante, gli ignavi che per tutta la vita ignorarono ogni ideale sono condannati post mortem a inseguire un’insegna qualunque punzecchiati da insetti e mosconi. Gli indovini che predicevano il futuro camminano a ritroso col collo torto. I golosi che vivevano per il palato e gli altri sensi affogano nell’acqua putrida respirando puzze e ascoltando i latrati di Cerbero. I violenti bollono nel sangue sotto il tiro dei centauri. I suicidi che rifiutarono la vita umana sono degradati a quella vegetale in forma di alberi. I ladri hanno le mani intrecciate dietro la schiena e morse da orribili serpenti. Gli adulatori sono frustati sulle chiappe da diavoli e immersi fino alla punta dei capelli in un lago di sterco: avendo leccato c**i per tutta la vita, sono dannati a sguazzare nel loro prodotto tipico in eterno.
Ecco: Trump e la sua ciurma sembrano fatti apposta per smascherare le ipocrisie del fighettismo “democratico”, politicamente corretto, woke e finto buono. I presidenti dem hanno cacciato un’infinità di clandestini più di Trump, e non certo con ghirlande di fiorellini, ma con lazi, schiavettoni e catene: Clinton 12 milioni (2 in più di Bush), Obama 5, Biden 3, Trump nel primo mandato solo 1,5. Eppure, se lo fanno i Dem, si chiamano “rimpatri”: se lo fa Trump, “deportazioni”. Ma l’unica differenza è che Trump non è ipocrita e non lo nasconde, anzi posta le orrende foto. E per la “cultura” woke, che bada solo alle forme non avendo mai nulla da dire sulla sostanza, puoi espellere quanti migranti vuoi: purché non li fotografi. Lontani dagli occhi, lontani dal cuore. Lo stesso vale per Musk e gli altri big tech miliardari: quando ingrassavano finanziando i Dem erano i geni buoni della Silicon Valley, ora che lo fanno con Trump sono nazisti e “oligarchi” della “tecnodestra”. Fa più scandalo Musk fatto come una zucchina per lo sgangherato saluto romano e gli spot deliranti all’Afd che tutti i golpe fascisti sostenuti dagli Usa in Europa, Centro e Sudamerica, gli stragisti neri italiani coperti dalla Cia e dai suoi derivati, le milizie neonaziste arruolate, addestrate e armate dalla Nato dal 2014 in Ucraina per salvare i “valori occidentali”. Poi c’è il contrappasso sanitario, che ci precipita da un estremo (le censure sugli effetti avversi dei vaccini) all’altro (un no-vax alla Sanità e gli Usa fuori dall’Oms). E il contrappasso sulle guerre: prima fomentate e sdoganate come acqua fresca, ora prossime alla fine a ogni costo, col trionfo del più forte e le zone d’influenza (non più solo per gli Usa, anche per le altre potenze). Se il trumpismo ha un senso, è solo come espiazione.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 30/01/2025 : 06:05:03
|
MENZOGNE EVERSIVE
l'editoriale di Marco Travaglio
30 gennaio 2025
Nel novembre 2020, mentre stava scrivendo il Pnrr e affrontando la seconda ondata di Covid e le imboscate di Renzi per rovesciare il governo, il premier Giuseppe Conte fu denunciato da Fratelli d’Italia alla Procura di Roma per peculato: l’accusa era di aver mandato la scorta che lo attendeva sotto casa a “salvare” la sua compagna assediata da una troupe delle Iene nel supermercato sull’altro lato della strada, a una decina di metri. La Procura non archiviò, ma iscrisse il premier per peculato, gli notificò l’iscrizione e, come prevede la legge, girò la denuncia al Tribunale dei ministri che, sentiti tutti i protagonisti incluso l’inviato delle Iene, la archiviò nel marzo 2021 perché era tutto falso. Conte non mostrò l’avviso dei pm a favore di telecamera, non gridò al complotto, si mise a disposizione dei magistrati e attese l’esito dell’indagine. Ne parlò il 3 dicembre rispondendo a un cronista in conferenza stampa: “Ho ricevuto attacchi personali a me e alla mia compagna, e mi spiace molto… Un’esponente di FdI mi accusa di uso improprio della scorta, ma è completamente falso: la mia compagna non ha preso l’auto di scorta, io non ho mandato la scorta, che era lì per me in attesa che scendessi. L’uomo della scorta è intervenuto perché ha visto concitazione e trambusto”. Mesi prima Conte era stato denunciato dai parenti delle vittime del Covid per la mancata zona rossa in Val Seriana: i pm di Bergamo l’avevano sentito per tre ore nel giugno 2020 a Palazzo Chigi e tre anni dopo, a fine inchiesta, l’avevano indagato con Speranza e altri 18 fra politici e funzionari per epidemia colposa aggravata e omicidio colposo plurimo: cioè per una strage di almeno 4.148 vittime. Anche allora fu avvisato dai pm prima che il fascicolo passasse al Tribunale dei ministri. E neppure allora gridò al complotto in tv. Espresse fiducia nei magistrati: “Sono assolutamente tranquillo e a disposizione: ho già fornito ai pm tutte le informazioni in mio possesso e ora, se ci sarà un’altra occasione, fornirò ancora la massima disponibilità”. Il Tribunale archiviò tutto 40 giorni dopo perché “il fatto non sussiste”. La differenza fra un politico corretto e Giorgia Meloni è tutta qui. Nei confronti della premier i pm di Roma hanno seguito la legge e la prassi: quando arriva una denuncia circostanziata, come quella dell’avvocato ed ex sottosegretario Luigi Li Gotti contro Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano per il mancato arresto di Almasri, dovendo affidarla subito e “omessa ogni indagine” al Tribunale dei ministri, non possono archiviarla. Devono iscrivere nel registro degli indagati i denunciati e informarli dell’indagine, perché possano nominare un avvocato e presentare memorie difensive.
La Meloni può non saperlo, ma lo sanno i suoi tre coindagati: i magistrati Mantovano e Nordio e il prefetto Piantedosi, che certamente gliel’hanno spiegato. Lei però ha deciso di buttarla in caciara, anzi in congiura, con quel video sgangherato ed eversivo in cui addita la Procura di Roma che compie un atto obbligato come un covo di golpisti che vogliono “ricattarla” e “intimidirla” per rovesciare il governo; e mente per la gola approfittando dell’ignoranza di molti sull’iter tecnico dei reati ministeriali. 1) Quello che sventolava non era un avviso di garanzia: al momento i pm non la accusano di nulla, la informano soltanto della denuncia e dell’indagine. 2) Nessuna inchiesta a orologeria collegata a riforme o altro. I tempi della notifica dipendono dalla denuncia di Li Gotti, che a sua volta dipende da un atto compiuto (anzi non compiuto) dal suo ministro della Giustizia: il mancato arresto dell’aguzzino libico Almasri, inseguito da un mandato di cattura internazionale della Corte dell’Aja. Che l’Italia, salvo uscire dallo Statuto di Roma che l’ha istituita, era obbligata a eseguire, anziché restituire il criminale alla Libia su un volo di Stato perché tornasse a torturare migranti e a violentare bambini. 3) Nessuna notifica dei pm può intimidire o ricattare la premier (ricattata, semmai, dalla Libia): probabilmente la denuncia sarà archiviata; se invece non lo fosse, non ci sarebbe comunque alcun processo perché per i reati ministeriali serve l’autorizzazione a procedere delle Camere, e il centrodestra non ne ha mai concessa una; se poi ci fosse un processo, i ministri imputati resterebbero al loro posto (come han fatto Salvini, Santanchè e Delmastro). 4) Li Gotti non è affatto un uomo di sinistra o di Prodi: ex esponente del Msi e di An, poi passato all’Idv di Di Pietro, assiste da sempre come avvocato pentiti di mafia (da Buscetta in giù) e rappresentanti delle forze dell’ordine, inclusa la famiglia del commissario Calabresi ucciso da un commando di Lotta continua. 5) Idem il procuratore Lo Voi, uomo di spicco di MI, la corrente togata di destra. 6) È falso che, restituendo alla Libia il torturatore, il governo abbia tutelato l’Italia: ha tutelato l’aguzzino e i suoi mandanti in barba all’articolo 378 del Codice penale, che punisce fino a 4 anni “chiunque aiuta taluno a eludere le investigazioni dell’Autorità, comprese quelle svolte da organi della Corte penale internazionale, o a sottrarsi alle ricerche effettuate dai medesimi soggetti”. E il riferimento alla Cpi fu aggiunto dalla legge n. 237 del 20.12.2012, che ne recepiva lo Statuto. Votata da tutti i partiti, inclusi quelli di destra che ora gridano al complotto riuscendo a commettere un altro reato, punito dall’articolo 668 del Codice penale: l’“abuso della credulità popolare”.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 31/01/2025 : 03:07:01
|
LE VERGINI IMMACOLATE
l'editoriale di Marco Travaglio
31 Gennaio 2025
Gira un video strepitoso di Giorgia Meloni che ringhia da sotto la mascherina nell’aula della Camera: “Adesso basta! C’è un limite a tutto! Conte si vuole difendere sull’uso della scorta? Lo faccia nelle sedi proprie, come farebbe qualsiasi altro politico qui dentro, non approfittando degli italiani che aspettano di sapere se possono festeggiare almeno il Natale. Il problema dello Stato di diritto in Europa adesso lo pongo io. Non Orbán, gli ungheresi, i polacchi: c’è un problema in Italia di difesa dello Stato di diritto, in nessuna democrazia degna di questo nome le istituzioni si usano così! Chiedo ufficialmente al presidente della Repubblica Mattarella cosa pensi di questo uso delle nostre istituzioni”. È il 3 dicembre 2020 e, a proposito di uso politico della giustizia per abbattere gli avversari, FdI ha appena denunciato il premier Giuseppe Conte alla Procura di Roma per peculato, con l’accusa di aver mandato la scorta a proteggere la compagna da un agguato delle Iene. Un giornalista, in conferenza stampa, ha chiesto lumi a Conte, che ha spiegato come sono andate le cose e si è messo a disposizione dei pm. Che seguono per lui la stessa procedura ora seguita per Meloni&C.: lo iscrivono nel registro e lo avvisano di aver trasmesso la denuncia di FdI al Tribunale dei ministri, che indaga, sente i protagonisti e quattro mesi dopo archivia. Ma quella volta la Meloni non accusa i pm di ricattare e intimidire il premier, anzi lancia l’allarme democratico al capo dello Stato perché Conte ha financo risposto a un giornalista.
Figurarsi che avrebbe detto se Conte avesse girato un video per sp*****are il procuratore come autore di “processi fallimentari” (tipo quelli sulla Raggi) e di trame contro il governo; o avesse passato al Tg1 notizie riservate per screditarlo; o avesse infamato sul piano personale la denunciante di FdI anziché rispondere nel merito. E figurarsi se, quando fu accusato a Bergamo di aver sulla coscienza la morte di almeno 4.148 persone per Covid, Conte avesse scatenato l’inferno per quell’imputazione infamante e lunare. Invece disse: “Ben vengano le verifiche giudiziarie. Risponderò nelle sedi opportune, ma non aspettatevi show mediatici”. E quando i giudici archiviarono, non chiese la testa dei pm che l’avevano indagato: non una parola. Chi pensa che “i politici sono tutti uguali” rifletta su questa fondamentale differenza. C’è chi pensa che la legge sia uguale per tutti e chi dice “io so’ io e voi non siete un c***o”. Come il sindaco Sala, che intima al Pd di votargli il Salva-abusi sennò “sarebbe in discussione il mio operato”. E chi sarà mai, la Vergine Immacolata? Se il Pd voterà pure quella porcata, non dimostrerà che i politici sono tutti uguali. Ma che il Pd è uguale alle destre.
Foto dal web
Il Fatto Quotidiano Copyright © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61522 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Ieri
|
 |
|
Discussione  |
|
|
|