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Dino

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L’ERBA VOGLIO

Editoriale di Marco Travaglio

05 luglio 2025

Come tutti sapevano da almeno un anno, Trump mantiene la promessa e inizia a smettere di armare l’Ucraina. Finiti gli ultimi stock decisi da Biden, game over. Zelensky ha avuto tutto il tempo per prepararsi al nuovo scenario. Invece, drogato con promesse vuote e illusioni irresponsabili dagli “alleati” europei, ha fatto finta di nulla. E ora lancia allarmi fuori tempo massimo e fuori da ogni logica. Gli stessi dei nostri giornaloni: “Trump taglia le armi e Kiev rischia di perdere la guerra”. Notizia stravecchia: a parte i tre mesi della prima controffensiva (agosto-ottobre 2022), l’Ucraina perde da tre anni: non ha mai battuto sul campo i russi, che nei rari momenti di difficoltà, ripiegavano per risparmiare uomini; e, dopo il clamoroso flop della seconda controffensiva del 2023, non fa che arretrare sugli oltre mille km di fronte. Perdeva quando riceveva armi e miliardi Nato a getto continuo (quasi 350 miliardi in tre anni); continua e continuerà a perdere senza le armi di Trump, anche se Merz e qualche altro genio acquisteranno i Patriot dagli Usa per farne omaggio a Zelensky. Il quale, nel dicembre ’24, era finalmente giunto alle stesse conclusioni tratte dal generale Usa Milley nel novembre ’22 e dall’ex portavoce di Zelensky, Arestovich, e dall’allora comandante Zaluzhny (subito licenziato) nel novembre ’23: “Non riusciremo a riconquistare i territori occupati”.

In quel preciso istante, per salvare il salvabile in vite umane e territori, avrebbe dovuto proporre il cessate il fuoco e il congelamento del conflitto sulla linea del fronte, senza nuove inutili stragi. Invece, mentre Trump e Vance cercavano di ancorarlo al principio di realtà (“Non hai carte da giocare”), l’Ue urlava all’agguato, prometteva altre armi e varava nuove sanzioni “fino alla vittoria sulla Russia”, mentre i “volenterosi” deliravano di inviare truppe. Perciò i negoziati a Istanbul sono in stallo: i russi avanzano (da due anni ininterrotti) come il coltello nel burro e non hanno alcun interesse a fermarsi, salvo proposte che non possano rifiutare. Ma deve avanzarle chi perde. Putin ha due opzioni, entrambe vincenti (win win): continuare a combattere per completare la conquista delle regioni annesse; o fermarsi e ottenerle a tavolino. Trump la pace con Putin l’ha già siglata, al di là dei teatrini telefonici: lo usa su Medio Oriente, Cina e Baltico, in attesa che la guerra in Ucraina finisca per consunzione della medesima; risparmia miliardi sulle armi e ne guadagna altri dagli euro-polli che gliene comprano molte di più col riarmo al 5% di Pil. Resta da capire cosa vogliano Zelensky e l’Ue, a parte passare il tempo a prendere a testate la realtà e a ripetere che Putin è cattivo. Ma a questa domanda può rispondere solo uno psichiatra.

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L’ESTATE DEL TAROCCO

Editoriale di Marco Travaglio

06 luglio 2025

Ok, fa caldo. Ma non è che possiamo passare tutta l’estate a parlare di cose che non esistono. I protocolli contro il lavoro al caldo sono finti: le imprese continueranno a far arrostire e bollire la gente. I pedaggi autostradali aumentano e poi non aumentano più perché Salvini non vuole passare per quello che aumenta le tasse e neppure FdI e FI, ma l’aumento mica l’aveva deciso l’orco cattivo: era in un emendamento di Lega, FdI e FI. Nell’intervista collettiva quotidiana, Renzi annuncia una “tenda riformista”: al massimo una canadese o una tendina da doccia, perché più lo fanno parlare e più precipita – ove fosse mai possibile – nei sondaggi (nell’ultima media Youtrend è sceso per la prima volta sotto il 2%, passando a mezzo pelo superfluo). A proposito di esseri inutili: Calenda sindaco di Roma come “civico di centro-destra” è finto perché è sì di centro-destra, ma è tutto fuorché civico (ex viceministro ed ex ministro, ex eurodeputato, ora deputato e leader di partito, si fa per dire) e il centro-destra non ha alcuna intenzione di accollarselo. Anche la sconfitta di Trump sui dazi è finta almeno quanto le sue liti con Putin e la vittoria dell’Ucraina sulla Russia: il successo trumpiano, come sul riarmo Nato al 5% del Pil, è garantito dall’assenza di competitor, cioè dell’Ue, che è fintissima, un’espressione geografica che gli si genuflette prima ancora che lui glielo chieda. Le nuove prove su Sempio per il delitto di Garlasco sono finte: più le cercano e più ne trovano su Stasi, che l’aveva quasi fatta franca e ora pregherà i supporter di fermarsi prima che gli diano l’ergastolo.
Spiace per Crosetto e Salvini, ma è finta anche la funzione “strategico-militare” del Ponte sullo Stretto per infilarlo tra le spese del riarmo Nato, a meno che l’Armata Russa non sbarchi dall’Africa in Sicilia o in Calabria travestita da barcone di migranti. Era finta la legge sul terzo mandato ai presidenti di Regione scaduti che ha monopolizzato il dibattito dell’ultimo mese nel centro-destra. Ed è finta l’apertura di FI allo “Ius scholae” o “Ius Italiae” che tanto eccita i cantori dell’inciucio pidino-forzista: serve solo a garantire qualche titolo di giornale e tg al povero Tajani, che se la darà a gambe levate non appena la Meloni e Salvini gli faranno “bu”: è già successo l’estate scorsa, con gran disdoro della Schlein che allo Ius Sòla ci teneva tanto. A proposito di Pd: Serracchiani e altri geni tuonano contro il governo che non chiude i Cpr per migranti ignorando il verdetto della Consulta. Tutto bene, se non fosse che i Cpr li ha inventati il Pd quando si chiamava Ulivo con la legge Turco-Napolitano del 1998 (Prodi-1). L’unica cosa vera nell’estate del tarocco è la rapina del riarmo: infatti ce la mettono tutta per farci credere che sia finta.

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MA MI FACCIA IL PIACERE

Editoriale di Marco Travaglio

07 luglio 2025

Dependence Day. “Noi e gli Usa parliamo la stessa lingua” (Giorgia Meloni, premier FdI, 2.7). Eseguiamo gli ordini prim’ancora che arrivino.

Di corsa. “Il ritorno di Formigoni alla convention di FI: ‘Con lui la Lombardia correva di più’” (Corriere.it, 29.6). Dal Pirellone al carcere di Bollate fu un attimo.

Senti chi parla. “Italia Viva votò La Russa presidente del Senato per avere la Vigilanza Rai” (Carlo Calenda, leader Azione, Stampa, 12.4.23). “Alla prossima legislatura si vota per il Quirinale, io non voglio La Russa presidente della Repubblica” (Matteo Renzi, leader Iv, 3.7.25). Lo preferisce presidente del Senato.

Che tempo che fa. “Bonelli dà la colpa alla Meloni perfino per l’estate afosa” (Libero, 2.7). Non piove, governo ladro.

Diversamente disarmo. “Chi si oppone al riarmo dica cosa fare, non solo cosa non fare… La difesa non sono solo missili, ma cybersicurezza, militari che aiutano la società in emergenze e calamità, più risorse per tutti… scudi e computer” (Beppe Severgnini, Otto e mezzo, La7, 26.6). “Carri e sottomarini, corsa alle acquisizioni” (Stampa, 2.7). “Il riarmo dell’industria italiana. I missili raddoppiano. Accordi per droni e carri armati” (Foglio, 5.7). E niente, nessuno che compri un computer o uno scudo.

Un altro nemico. “Nelle prigioni bielorusse è rinchiuso anche il futuro dell’Europa. Per questo il riarmo è ben più di una voce di spesa” (Foglio, 4.7). Ah ecco a cosa servono quei 70 miliardi in più all’anno per le armi: a bombardare le carceri bielorusse.

Nuove reclute. “L’Europa suddita degli Usa favorisce l’abbandono dell’Ucraina” (Nathalie Tocci, Stampa, 3.7). “Lo stop alle armi a Kiev è un regalo al Cremlino. Dal destino dell’Ucraina dipende il nostro” (Paolo Gentiloni, Stampa, 4.7). Forza, adesso o mai più: arruolatevi.

Un pesce di nome Zanda. “Schlein e Conte senza il carisma per aspirare alla leadership” (Luigi Zanda, ex senatore gentiloniano Pd, Corriere della sera, 4.7). Vuoi mettere un Gentiloni o uno Zanda?

Mar di Papeete. “Conte non esitò a guidare i suoi due governi appoggiandosi a maggioranze differenti: la prima volta con il leghista Salvini; la seconda, buttato a mare il capo del Carroccio, con il Pd… Egli sa bene che la memoria dell’opinione pubblica è alquanto corta” (Stefano Folli, Repubblica, 2.7). C’è persino chi s’è scordato che nell’agosto del 2019 fu Salvini a buttare a mare Conte e non viceversa.

Wanted vivo o morto. “Obiettivi e astuzie dei proclami di Conte… Ha individuato un paio di spunti ricorrenti, nei quali si rifugia abilmente… Il primo è il riarmo… il secondo è la povertà… Egli argomenta, s’infervora, dà l’idea di credere in quello che dice… Si presta a interviste televisive e cartacee, confronti a due, a tre e a quattro… La missione di Conte consiste nel fare il pieno di consensi” (Folli, ibidem). Roba da matti: un leader che ha un programma chiaro, si appassiona, crede in ciò che dice, va pure in tv a confrontarsi con altri (anche due o tre alla volta), il tutto non per perdere consensi, ma guadagnarli. Ed è ancora a piede libero.

Reo di pace. “Conte, il legale siberiano del M5S” (Aldo Grasso, Corriere della sera, 29.6). “L’anti-summit di Conte che specula sulla sicurezza” (Luiza Bialasiewicz, Domani, 24.6). “Conte alla guida del residuato bellico pentastellato, un relitto post-grillino” (Mario Sechi, Libero, 29.6). “Conte ‘Masaniello’ dell’antimilitarismo in pressing su Schlein” (Dubbio, 1.7). Ma infatti, non si vergogna?

Fatti una pista. “La sinistra riscrive le stragi d’Italia. L’ideologia offusca la verità storica. Guai a parlare delle piste che portano al terrorismo palestinese: la tragedia di Ustica e l’esplosione alla Stazione di Bologna…” (Giuliano c***ola, Riformista, 3.7). Ma infatti: Mambro, Fioravanti, Bellini e Gelli erano fedayin dell’Olp.

Il titolo della settimana/1. “Demagogia e ‘fake news’: come possiamo resistere?” (Luciano Fontana, direttore Corriere della sera, 30.6). Si potrebbe cominciare smettendo di leggere il Corriere della sera.

Il titolo della settimana/2. “Mosca minaccia l’Occidente: ‘Non riuscirà a batterci’” (Giornale, 30.6). Quindi, per non minacciarlo, Mosca dovrebbe dire: “Riuscirà a batterci”.

I titoli della settimana/3. “Un anno fa Il Cremlino lanciava in un mese i droni che ora lancia in un giorno” (Foglio, 2.7). “L’Ucraina teme l’assedio a Sumy: 50 mila russi pronti alla battaglia” (Corriere della sera, 1.7). Niente paura: saranno i famosi ubriaconi a dorso di mulo e di motorino.

Il titolo della settimana/4. “Di Napolitano si ricordino pure la fermezza opposta ai pm dello ‘Stato-mafia’ e la lettera ad Anna Craxi” (Francesco Damato, Dubbio, 1.7). Giusto, non bisogna dimenticare le vergogne.

Il titolo della settimana/5. “Ania Goledzinowska: ‘Dalla torta di Berlusconi agli esorcismi: così ho sconfitto il demonio e sono rinata’” (Stampa, 1.7). Perciò ora verrà torchiata nell’inchiesta-bis su Garlasco.

Il titolo della settimana/6. “L’odio di Donald per la stampa libera” (Alan Friedman, Stampa, 27.6). Quindi almeno Friedman è fuori pericolo.

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