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 Addio a Fernanda Pivano
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Inserito il - 19/08/2009 : 17:07:51  Link diretto a questa discussione Aggiungi n/a alla lista amici  Rispondi Quotando
Fernanda Pivano si è spenta a 92 anni in una clinica privata di Milano dove era ricoverata da tempo. Nata a Genova si era trasferita da adolescente a Torino, dove nel 1941 si era laureata con una tesi in letteratura americana sul capolavoro di Herman Melville "Moby Dick" che venne premiata dal Centro di Studi Americani di Roma. Grazie a lei sono state pubblicate e diffuse in Italia le opere degli autori della Beat Generation americana, come Edgar Lee Masters, di cui ha tradotto la "Spoon River Anthology" , e Hemingway, con cui aveva instaurato un rapporto professionale e di amicizia, curando poi la traduzione dell'intera opera dello scrittore. Fernanda Pivano ha anche curato la traduzione per la Mondadori dei principali libri di Francis Scott Fitzgerald: "Tenera è la notte", "Il grande Gatsby", "Di qua dal paradiso" e "Belli e dannati". Fernanda Pivano è stata anche autrice di opere di narrativa: nel 2008 è stata pubblicata "Diari (1917.1973)" a cura di Enrico Rotelli con Mariarosa Bricchi e contributi di Erica Jong, Bret Easton Ellis, Jay McInerney, Gary Fisketjon per Bompiani.

- Sul sito ufficiale della scrittrice e traduttrice si legge una sua breve autobiografia: "Quando negli anni '50 Fernanda Pivano si reca per la prima volta negli Stati Uniti è una giovane studiosa innamorata dell'America di quegli anni e desiderosa di incontrare dal vivo, sul campo, i maestri di una narrativa che in Italia si era appena cominciato a conoscere, grazie a Cesare Pavese ed Elio Vittorini. Immediatamente scopre un mondo, di sogni, ideali, valori, che non si stancherà più di celebrare: dal pacifismo di Norman Mailer, maestro riconosciuto della narrativa americana, amato e contemporaneamente odiato dalla beat generation degli anni sessanta, che a lui e al suo antiimperialismo si rifece, all'esempio di inesausta sete di nuovo e di autenticità del mito vivente Ernest Hemingway. Dai guru della beat generation Ginsberg, Kerouac, Corso, Ferlinghetti, uomini che in nome di un'idea di ritorno all'essenzialità dell'Uomo, in contrasto con i pregiudizi del consumismo capitalistico, hanno vissuto e scritto senza distinguere fra arte e vita, a Don DeLillo e ai minimalisti. Un nuovo viaggio americano, insomma, fra le contraddizioni e le speranze segrete di quel grande, osannato e temuto paese che è, da sempre, l'America".






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