GentedellArgentario
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Inserito il - 06/07/2010 : 22:53:45
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Gente dell’Argentario Comunicato stampa 16/2010 No alla privatizzazione per legge dell’economia nautica. Gente dell’Argentario richiede al consiglio di pronunciarsi contro il divieto ai piccoli comuni di avere società partecipate
Il gruppo consiliare di Gente dell’Argentario ritorna sul futuro di Argentario approdi e invita il consiglio a manifestare la propria contrarietà verso il decreto legge, attualmente all’esame del parlamento, con cui viene imposto il divieto, ai piccoli comuni, di costituire società partecipate o, se già costituite, di liquidarle entro il 31 dicembre 2010.
A tale scopo ha presentato una mozione con cui ha ricordato che lo Statuto, nella recente stesura all’art 2 prevede, tra l’altro, che “…costituisce, altresì attività istituzionale del Comune la gestione di attrezzature per il diporto nautico ed ogni attività di na-tura turistica, ricettiva e balneare in regime di concorrenza con altri operatori. In particolare si intende favo-rire, regolare e promuovere una vera e propria “Economia Nautica” ovvero quell’insieme di attività, quali il sistema portuale e i servizi collegati, la nautica da diporto, che hanno come riferimento il rapporto con il ma-re e , che allo stesso tempo, offrono anche interessanti opportunità occupazionali”.
Ma tale proponimento, per Gente dell’Argentario, viene svilito dall’art. 14 c. 32 del D.L. 78, secondo cui i comuni: con meno di 30.000 abitanti non possono costituire società e, se ne hanno, entro il 31 dicembre 2010 o le liquidano o ne cedono le partecipazioni.
In parole povere ciò, nello specifico, significherebbe la dismissione “forzata” della partecipata Argentario Approdi che di conseguenza dovrebbe essere liquidata (o cedute le azione di proprietà comunale), con conseguenze negative anche sull’imprenditoria locale che opera nel settore, la quale probabilmente, per una evidente sproporzione di forze in campo, potrebbe ritagliarsi solo spazi di operatività marginali e subalterni.
La popolazione dell’Argentario verrebbe ad essere espropriata del principale bene pubblico che la natura ha voluto donargli, e questo nell’intento non di un utilizzo egoistico del mare, ch’è bene di tutti, ma nel proposito di attrarre alla comunità pubblica, importanti risorse e creare occasioni di occupazione e sviluppo.
Il tutto mentre verrebbero spalancate le porte agli appetiti dei grandi imprenditori privati che, nel nostro caso, da tempo hanno posto sotto attenzione l’economia del mare.
Se tale norma fosse convertita in legge risulterebbe offensiva della dignità e dell’autonomia dell’ente locale (ed in particolare di quelli più piccoli), rilanciando falsi pruriti liberisti alimentati di una ventata populistica spesso interessata. Ciò in controtendenza con il riconoscimento di maggiori ambiti di autonomia anche in attuazione dei principi costituzionali (art. 114, comma 2, Cost.).
In pratica da un lato si profetizza federalismo, dall’altro si taglia ai comuni la possibilità di esercitarlo. Dalla approvazione della norma risulterebbe inoltre il concepimento di una nuova figura di comune “diversamente abile”, impedito ad operare proprio nel settore economicamente più proficuo per la tutela degli interessi della comunità amministrata. Costituendo, in buona sostanza, una palese violazione dell’Art. 117 della Costituzione sulla riconosciuta potestà regolamentare dei Comuni in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite.
Infine, termina la mozione di Gente dell’Argentario cosa resterà del federalismo demaniale, che demanderà alla Regione la proprietà dei beni demaniali marittimi, e con quali strumenti organizzativi il Comune potrà far fronte alla gestione di queste aree, in modo specializzato ed efficiente?
Monte Argentario 6 luglio 2010
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