Autore |
Discussione  |
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 21/08/2025 : 05:59:09
|
AMICI MIEI
Editoriale di Marco Travaglio
21 agosto 2025 Se fossi ucraino, sarei terrorizzato dagli amici dell’Ucraina. Tipo gli amorevoli europei che in 1275 giorni di invasione non le hanno mai dato un solo soldato, però giurano solennemente che gliene daranno centinaia di migliaia, forse milioni, se e quando eventualmente venisse di nuovo invasa. Tanto, ove mai accadesse, l’ingrato compito di morire per Kiev non toccherebbe a loro, che non sanno se arrivano a Natale, ma a chi verrà dopo. Il quale naturalmente direbbe: “Mai promesso nulla. Mai conosciuto Macron, Starmer, Merz, Tusk e quell’altra, come si chiama? Ah, sì, Kallas”. Quindi, quando ci promettono “garanzie di sicurezza”, penso: ma se non ce le avete date in 42 mesi di invasione, perché mai dovremmo credere che ce le darete in caso di eventuali invasioni future?
Poi andrei a leggermi il famoso articolo 5 del Trattato Atlantico, quello che i famosi amici – da un’idea della Meloni – vorrebbero estendere a Kiev lasciandola fuori dalla Nato. E scoprirei che, in caso di aggressione a un membro della Nato, ciascuno degli altri lo “assisterà” con “l’azione che giudicherà necessaria, compreso l’uso della forza armata”. Già oggi nessuno è obbligato a entrare in guerra col membro aggredito: figurarsi domani con un non membro. E poi, in teoria, tutti i Paesi del mondo rischiano di essere attaccati: perché l’art. 5 della Nato senza la Nato dovrebbe spettare solo a noi?
Mi domanderei perché mai la Russia, se le riconoscessimo le regioni occupate, dovrebbe ritirarsi oggi per tornare a invaderci domani. E mi verrebbe in mente che, se i filorussi passassero sotto Mosca e non votassero più in Ucraina, il nostro elettorato diverrebbe in maggioranza nazionalista e antirusso. E potremmo ritrovarci al governo i fascio-nazisti dell’Azov o di Pravyj Sektor. Cioè potremmo essere noi ad attaccare la Russia, con qualche bravata dannunziana tipo l’attentato ai gasdotti North Stream o l’invasione a Kursk. A quel punto l’aggressore saremmo noi e le garanzie di sicurezza spetterebbero ai russi.
Così mi ripasserei la storia recente. E scoprirei che i nostri “amici” per vent’anni ci hanno indotti a renderci inaffidabili ai russi e a metterci nel loro mirino violando tutti i patti: l’impegno del 1991 alla neutralità con l’annuncio di adesione alla Nato (ora passata in cavalleria), due golpe contro il presidente neutralista Janukovich e – dopo il secondo – l’attacco militare al Donbass ribelle; gli accordi di Minsk 2014-’15 per l’autonomia e il cessate il fuoco in Donbass con 8 anni di guerra civile; e, nel marzo 2022, il ritiro dal negoziato di Istanbul a pochi passi dall’accordo con la Russia.
Con questi amici, quasi quasi rivaluterei i nemici. Che sono feroci, spietati e pure stro**i, ma almeno sono gente seria. E i loro amici li garantiscono fin troppo.
Il Fatto Quotidiano © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
Foto dal web
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61646 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Oggi
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 22/08/2025 : 06:06:08
|
LA SERPE IN SENO
Editoriale di Marco Travaglio
22 agosto 2025
Chissà se l’arresto del terrorista di Stato ucraino per l’attentato ai gasdotti Nord Stream sveglierà l’Europa sul suo peggiore pericolo. Che non viene da Mosca, ma da Kiev: è il nazionalismo ucraino, con punte di fascismo e nazismo, che la Nato alleva, foraggia e arma dal 2014. Una serpe in seno che rovesciò Yanukovich e ricattò Poroshenko e Zelensky per impedire che attuassero gli accordi di Minsk su tregua e autonomia in Donbass. E – ora che si parla di pace – ci espone a minacce mortali con i suoi colpi di coda. I gasdotti russo-tedeschi Nord Stream 1 e 2 li avviano Putin e Schröder per portare il gas in Europa: costati 21 miliardi di dollari alla russa Gazprom in società con due compagnie tedesche, una francese, una austriaca e l’anglo-olandese Shell, inaugurati nel 2011 da Merkel e Medvedev, sono da sempre osteggiati da Usa, Kiev e Stati baltici. Il 7.2.22 Biden minaccia: “Se la Russia invade l’Ucraina prometto che non ci sarà più un Nord Stream 2. Vi porremo fine”. Detto, fatto. Il 26.9.22 quattro esplosioni sottomarine al largo di Svezia e Danimarca fanno saltare tre condotte dei gasdotti su quatro. Il prezzo del gas va alle stelle. Usa e Ucraina accusano Putin di essersi sabotato da solo. Ma l’ex ministro degli Esteri polacco Sikorski twitta: “Thank you Usa”. Victoria Nuland, vicesegretaria di Stato Usa, esulta: “Sono molto soddisfatta, il gasdotto è un rottame in fondo al mare”. Il Pulitzer Seymour Hersh accusa Cia e Casa Bianca. La Procura tedesca individua sette sommozzatori delle forze speciali ucraine agli ordini del generale Zaluzhny, che usarono uno yacht noleggiato da un’azienda polacca per piazzare sul fondale un quintale di tritolo. Il 14.8.24 i giudici tedeschi spiccano un mandato di cattura per Volodymyr Zhuravlov: l’ucraino si era rifugiato in Polonia ed è appena fuggito in Ucraina sull’auto diplomatica della sua ambasciata. Varsavia è accusata di sabotare le indagini per coprire la sua complicità. Ma Berlino precisa che “nulla cambia nel sostegno a Kiev”: continuerà ad armare e a finanziare i mandanti del più grave attentato da decenni a un’infrastruttura europea.
Un giorno forse sapremo se Zelensky sapesse o se i suoi militari e 007 l’avessero tenuto all’oscuro. Il che sarebbe pure peggio: confermerebbe che sono fuori controllo. Se finirà la guerra, l’Ucraina avrà un governo ancor più nazionalista (senza più gli elettori del Donbass filorusso) e l’esercito più grande e armato d’Europa. Se qualche testa calda ostile alla pace provocasse la Russia con un altro attentato per scatenarne la reazione, una Ue legata a Kiev da patti tipo articolo 5 Nato (o peggio) dovrebbe intervenire. E ci ritroveremmo da un giorno all’altro nella terza guerra mondiale. Pensiamoci, finché siamo in tempo.
Il Fatto Quotidiano © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
Foto dal web
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61646 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Oggi
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 23/08/2025 : 05:58:12
|
L’AMICO TERRORISTA
Editoriale di Marco Travaglio
23 agosto 2025
Che ingenui: speravamo che l’arresto in Italia dell’agente ucraino, ricercato dai giudici tedeschi per il più grave attentato degli ultimi decenni a un’infrastruttura strategica europea (i gasdotti Nord Stream), aprisse gli occhi a qualcuno sul terrorismo di Stato made in Kiev. Tantopiù che per la magistratura italiana è un “terrorista” e i pm di Genova lo sospettano pure per l’attacco a una delle quattro petroliere sabotate di recente in acque italiane. Invece niente. Silenzio di tomba da Ue, Nato, governo, Quirinale, politici, esternatori e twittatori compulsivi su ogni stormir di fronda dal fronte ucraino. Volete mettere il “contenitore per le feci” che Putin avrebbe portato in Alaska per nasconderci le sue 70-80 malattie mortali? Quella sì che è una notizia, mica il fatto che il regime ucraino, come profetizzato da Biden, fece saltare il gasdotto più lungo del mondo che forniva il gas russo all’Europa. Cioè decise con un atto terroristico la politica energetica dell’Ue, fece schizzare prezzi e bollette e ci costrinse a spendere il quadruplo col gas Usa. E le vittime dell’atto di guerra, per punire l’Ucraina, continuano a riempirla di soldi e di armi perché “combatte per noi” (figurarsi se combattesse contro). E a invitarla a entrare in Europa (non più via mare, si spera).
La stampa di regime tiene bassa la notizia, come se il capitano Kuznietsov, capo di un’unità d’élite ingaggiato dai Servizi ucraini con altri sei per l’Operazione Diametro contro i gasdotti, avesse fatto tutto di testa sua e si fosse arruolato da solo. E come se un anno fa il governo polacco non avesse ospitato e poi fatto fuggire sull’auto diplomatica dell’ambasciata di Kiev un altro terrorista ucraino ricercato, Zhuravlov, ora ben protetto nel suo Paese dal mandato di cattura tedesco. Nell’imbarazzante e imbarazzato silenzio generale, il ministro della Giustizia tedesco Hubig, che dovrebbe pretendere da Roma e Kiev l’estradizione dei due fuggiaschi, comunica: “Restiamo fermamente dalla parte dell’Ucraina, ma siamo anche uno Stato di diritto che indaga i crimini fino in fondo” (manca poco che aggiunga “purtroppo”). Ma certo, in fondo l’Ucraina ci ha solo chiuso il rubinetto del gas a suon di bombe e ci manda solo i suoi spioni a farci gli attentati in casa, che sarà mai. Immaginate se – come sostennero comicamente Usa e Ue – i gasdotti li avessero distrutti i russi. Ora i governi e la stampa al seguito sarebbero in assetto di guerra (più di quanto già non siano) per sanzionare e bombardare il nemico che ha attaccato un socio della Nato. Invece tutti zitti, sennò dovrebbero dichiarare guerra all’amico, cioè all’unico Paese che finora ha attaccato l’Ue: l’Ucraina. Chi invoca l’articolo 5 Nato e le altre garanzie di sicurezza per difendere Kiev dovrebbe invocarli per difenderci da Kiev.
Il Fatto Quotidiano © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
Foto dal web
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61646 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Oggi
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 24/08/2025 : 05:12:15
|
IL FALLITO DI SUCCESSO
Editoriale di Marco Travaglio
24 agosto 2025
Non che le standing ovation al Meeting di Rimini facciano testo: se avessero avuto una puntina di potere, ne sarebbero usciti in trionfo anche il canaro della Magliana e la saponificatrice di Correggio. Però questo Draghi è proprio nato con la camicia. Da tre anni passa la vita a pentirsi di tutto ciò che ha detto e fatto nei 75 precedenti, eppure continuano tutti a pendere dalle sue labbra come se fosse la Pizia di Delfi. E a rimpiangere la sua mitica Agenda, peraltro mai rinvenuta dagli archeologi e dagli speleologi addetti alle ricerche, ma già demolita dal suo stesso autore. Dopo aver smontato il neoliberismo, di cui fu il massimo alfiere nazionale, e il rigore di bilancio che ha impoverito gli europei e depresso salari e consumi rendendoci dipendenti dall’export, tant’è che adesso vuole “potenziare la domanda interna” (con quali soldi?) e “il debito comune” (ma solo quello “buono”, per comprare armi), Draghi si è pentito persino della sua tesi di laurea in cui sbertulava la moneta unica europea: in pratica non ne azzecca una fin dalla più tenera età. Poi ha fatto a pezzi l’Ue, “rassegnata ai dazi” di Trump e “spettatrice” sulle guerre, come se non ne fosse uno dei più ascoltati consulenti, ma uno sfegatato sovranista. E come se nel 2021-22, da premier, non avesse contribuito ad asservirci agli Usa. Forse che farsi dettare la politica estera da Rimbambiden fino a violare l’articolo 11 della Costituzione è cosa buona e giusta, mentre se arriva Trump non più? Resta da capire cos’abbia fatto Draghi da Premier dei Migliori sulla guerra in Ucraina, a parte spiegarci che dovevamo scegliere tra la pace e il condizionatore acceso, proporre in tutti i summit il price cap sul gas (sempre respinto con perdite) e dichiarare testualmente il 6.6.2022: “Non c’è alternativa per gli Usa, l’Europa e i loro alleati se non garantire che l’Ucraina vinca questa guerra: accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti e manderebbe un messaggio agli autocrati che l’Ue è pronta a scendere a compromessi. Vincere questa guerra per l’Europa significa avere una pace stabile”. Purtroppo gli diedero ascolto: infatti la guerra è persa e la pace stabile non è arrivata perché tutti, lui compreso, l’hanno sempre sabotata.
Qualche tempo fa Carlo Calenda, un Draghi che non ce l’ha fatta, confessò: “Ho sostenuto per 30 anni le cazzate dei neoliberisti”. Poi iniziò a scusarsi per tutte le altre, tipo quella di aver imbarcato Renzi. Ma tutti i media hanno continuato ad auscultarlo come un oracolo, senza pensare che ciò che dice oggi lo rinnegherà domani col capo cosparso di cenere. È la demeritocrazia italiota: più fallisci e più piaci. Come dimostra lo strano caso di Mario Draghi, un Calenda che ce l’ha fatta.
Il Fatto Quotidiano © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006.
Foto dal web
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61646 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Oggi
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - 25/08/2025 : 06:04:36
|
MA MI FACCIA IL PIACERE
Editoriale di Marco Travaglio
25 agosto 2025
L’elisir. “L’Europa allunga la vita a Zelensky” (Stampa, 19.8). E la accorcia a tutti gli altri ucraini.
Draghi sferza forte. “Rimini, Draghi sferza l’Europa” (Repubblica, 23.8). “La sferzata di Draghi alla Ue” (Corriere della sera, 23.8). “I danni in Romagna. Le sferzate di grandine e pioggia e gli allagamenti” (Repubblica, 24.8). Mai ‘na gioia.
Gita fuori porta. “Ucraina, dieci Paesi europei pronti a inviare militari. ‘Ma non andranno al fronte’” (Stampa, 21.8). Solo passeggiate e pic-nic.
Tutti d’accordo. “Tajani: “Sull’Ucraina consenso unanime sulla linea italiana’” (Giornale, 19.8). Tutti unanimi nel non aver capito quale c***o sia.
Agenzia Stica**i. “Le radici bergamasche del sacerdote che ha celebrato i funerali di Pippo Baudo” (Corriere della sera, 22.8). Io ci farei una bella inchiesta.
Furbini. “Quest’anno le vendite di camion russi in Russia sono giù del 50%, mentre i camion cinesi hanno catturato quasi il 70% del mercato” (Federico Fubini, Corriere della sera, 21.8). Infatti i soldati russi avanzano a bordo di motorini e a dorso di mulo: è fatta, abbiamo vinto.
Costi-benefici. “Gli aspetti economici positivi per l’Ue del sostegno condiviso a Kiev” (Oscar Giannino, Foglio, 20.8). Gli americani ci vedono le armi e noi, dopo averle pagate, le regaliamo a Kiev: chi è più fortunato di noi?
Chiagni e Foti. “Il ministro Foti: ‘Esercito illimitato per l’Ucraina’” (Foglio, 20.8). Parte subito lui con tutta la famiglia.
Carletto Mezzolitro. “Nella giustizia umana non ho molta fiducia” (Carlo Nordio, ministro FdI della Giustizia, Corriere della sera, 21.8). Forse crede di essere ancora magistrato.
L’Occidente democratico. “Accettare una pace in cambio della terra, affinché non ne sia rapinata dell’altra, è la legittimazione del crimine come metodo di relazione fra gli Stati… Questa caricatura di pace trumpian-putiniana prevede non soltanto la reda dell’Ucraina, ma dell’intero Occidente democratico” (Mattia Feltri, Stampa, 21.8). Ma quale, quello che rapinò il Kosovo alla Serbia?
Permesso? “A Milano la politica smetta di chiedere il permesso alle toghe” (Tiziana Maiolo, Dubbio, 21.8). O, in subordine, smetta di violare le leggi.
La parola all’esperto/1. “Formigoni: ‘L’inchiesta di Milano? Non vedo reati’” (Stampa, 22.8). Lo consultano come intenditore.
La parola all’esperto/2. “In Liguria abbiamo fatto una rivoluzione liberale e portato una ventata di novità. Ho copiato un po’ da Berlusconi, un po’ da Blair e un po’ da Renzi” (Giovanni Toti, Sette-Corriere della sera, 22.8). Si stenta a credere che poi sia finito dentro.
Senza vergogna. “Hamas amministra il territorio in modo tirannico, ma in qualche modo interpreta la frustrazione di gente che vive nella miseria più totale”, “Respingo tutto il razzismo, compreso l’antisemitismo: una minaccia globale”, “Nessun crimine giustifica mai un altro crimine. Non esiste alcuna giustificazione per i terribili attacchi del 7 ottobre. Ho condannato fermamente e coerentemente questi attacchi atroci come crimini di guerra, che non possono essere giustificati in alcun modo” (Francesca Albanese, relatrice Onu sui territori palestinesi occupati, Ansa, 11.10.23, 11.2 e 15.2.24). “Albanese soffre di strabismo. Vede i misfatti di Netanyahu e dei coloni (che non mancano) senza riuscire, in tre anni di missione, a coglierne alcuno fra i miliziani di Hamas o fra certi docenti dell’Unrwa maestri di antisemitismo” (Goffredo Buccini, Corriere della sera, 22.8). Vergogniamoci per lui.
L’eroico patriota. “Sabotaggio al gasdotto, l’ex 007 ucraino resta in carcere e respinge le accuse. Il gesto patriottico del tridente mostrato con le dita ai cronisti” (Corriere della sera, 23.8). “Nel paese dei bagnini dove arrestano gli eroi… Kuznietsov… un eroe: speriamo che in Germania gli diano un premio, almeno. Di diritto” (Maurizio Crippa, Foglio, 22.8). L’eroico e patriottico terrorista ucraino ci ha fatto saltare i gasdotti, quindi merita una medaglia, povera stella.
Il titolo della settimana/1. “Chiara Valerio: ‘Casa mia è dove acqua fredda e calda sono invertite’” (Tuttolibri-Stampa, 9.8). Ma che gli hai fatto, all’idraulico?
Il titolo della settimana/2. “La vittoria politica di Europa e Kiev non si misura in metri quadri” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 19.8). Infatti hanno perso 125 mila chilometri quadri.
Il titolo della settimana/3. “Abolito l’abuso d’ufficio, gli ex accusati abbiano diritto a una vera riabilitazione” (Dubbio, 19.8). Aboliamo pure l’omicidio e riabilitiamo gli assassini.
Il titolo della settimana/4. “I pm: ‘Catella trattava Sala come fosse suo dipendente’” (Repubblica, 21.8). Perché, che cos’è?
Il titolo della settimana/5. “Per capire Putin e l’amico Trump, leggere Dostoevskij” (Foglio, 22.8). Noto trumputiniano ante litteram.
I titoli della settimana/6. “L’Anm arruola Gratteri. Sarà lui il frontman per il no alla separazione delle carriere” (Dubbio, 22.8). “Gratteri, campagna mediatica permanente” (Foglio, 23.8). Paura eh?
Il Fatto Quotidiano © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
Foto dal web
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61646 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Oggi
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - Ieri : 05:48:00
|
ASPETTANDO GADOT
Editoriale di Marco Travaglio
26 agosto 2025
Di questo passo l’Italia vincerà il Nobel per la Censura. E pure l’Oscar, trattandosi di cinema. Gli attori Gerard Butler, scozzese, e Gal Gadot, israeliana, diserteranno Venezia dopo che il collettivo di artisti Venice4Palestine ha chiesto di ostracizzarli perché “sostengono ideologicamente e materialmente la condotta politica e militare di Israele”. Ora, è comprensibile il senso di impotenza che attanaglia tutti sul massacro impunito di Gaza. Ed è giusto chiedere spazi alla Biennale per condannare Israele e solidarizzare con i palestinesi. Ma additare colleghi come nemici da cacciare per le loro idee, fossero anche le più aberranti, è illiberale. Valeva per Gergiev e tutti gli artisti, atleti e intellettuali russi discriminati a causa del loro governo. Vale per Woody Allen collegato col Festival di Mosca e scomunicato da Kiev. E vale per Butler e Gadot. Lei è la nipote di un superstite di Auschwitz che perse l’intera famiglia e si rifugiò in Israele, dove è nata e ha prestato il servizio militare obbligatorio. Choccata dal 7 ottobre, solidarizzò col suo Paese e si batté per gli ostaggi, incontrandone i parenti molto critici con Bibi. Nel 2019, popolarissima per Wonder Woman , aveva attaccato Netanyahu in campagna elettorale: “Quando diavolo sentiremo un membro del governo dire davanti alle telecamere che Israele è il Paese di tutti i suoi cittadini, inclusi gli arabi? Siamo tutti uguali, anche gli arabi sono esseri umani”.
Butler invece partecipò a raccolte-fondi per i soldati israeliani con altre star di Hollywood, da Schwarzenegger a De Niro a Larry King, nel 2016 e nel ’18: che colpa può avere in uno sterminio iniziato 7 e 5 anni dopo? E, posto che Butler e Gadot non hanno ucciso o torto un capello ad alcuno, che c’entrano i loro pensieri, parole e omissioni con una rassegna di cinema? Niente: come il putinismo di Gergiev invitato e disinvitato a Caserta non per un comizio su Kiev, ma per un concerto. Perché mai i due attori non dovrebbero sfilare sul red carpet per presentare un film sulla Divina Commedia girato in Italia, con le altre star del cast, da Scorsese a Pacino? E se fosse invitato De Niro, qualcuno gli urlerebbe di starsene a casa perché 9 anni fa era alla raccolta-fondi con Butler? Netanyahu teme sanzioni economiche ed embarghi sulle armi. Se Butler e Gadot non vanno a Venezia se ne frega. Anzi, siccome la Gadot aveva osato criticarlo, ne sarà felice. Nel 2022, appena l’Ucraina fu invasa, il Festival della fotografia europea di Reggio Emilia rispedì indietro Alexander Gronsky, celebre fotografo russo, dunque certamente putiniano. Quello rientrò a Mosca, manifestò in piazza contro la guerra di Putin e fu arrestato dalla polizia di Putin. Cose che capitano quando si confonde un popolo col suo governo.
Il Fatto Quotidiano © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
Foto dal web
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61646 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Oggi
|
 |
|
Dino
Amministratore
    
    

Utente Valutato
 |
Inserito il - Oggi : 05:55:14
|
QUANTI BEI DEMOCRATICI
Editoriale di Marco Travaglio
27 agosto 2025
Che il Dio in cui non crede ci conservi Woody Allen. In poche e disarmanti parole, il grande umorista-attore-regista spiega perché ha accettato di collegarsi con l’International Film Week di Mosca, scatenando le solite reazioni isteriche del regime ucraino e dei suoi servi sciocchi: “Sulla guerra in Ucraina credo che Putin abbia totalmente torto. La guerra che ha causato è tremenda. Ma, qualunque cosa abbiano fatto i politici, interrompere il dibattito artistico e culturale non è mai un buon modo di aiutare”. Lo spartiacque fra civiltà liberale e illiberale è tutto qui. E il fatto che l’Ucraina continui a cancellare la cultura russa e a spingere gli alleati a bandire tutto ciò che è russo – dando pure lezioni al Papa per la Via Crucis – la dice lunga su quanto resti lontana dalla democrazia. Senza contare la ridicolaggine di un “comico” che suonava il pianoforte col pisello e insegna a vivere a un genio come Allen. Il guaio è che non solo i neofiti ucraini, ma anche l’Europa che la democrazia liberale l’ha inventata si sta scordando cosa sia: più combattiamo l’autocrazia, più le somigliamo. Basta che Woody parli di cinema al festival del cinema russo perché Repubblica lo degradi a “vecchio intellettuale nevrotico newyorkese” che ha “scelto di chiudere gli occhi sulle atrocità russe” e il Corriere a “impresentabile” come “Depardieu con accuse di molestie e cittadinanza russa” (Allen per molestie è stato assolto, ma fa niente).
La cosiddetta Ue, con grave sprezzo del ridicolo, scopre che l’ennesimo bombardamento israeliano su un ospedale e poi sui soccorsi e i cronisti è “inaccettabile”: “troppe vittime innocenti”, riesce a dire la Metsola, come se le prime 60-70 mila fossero poche o colpevoli. Ma le sanzioni a Israele stanno sempre a zero: sono tutti troppo impegnati a escogitare il 19° pacchetto contro la Russia, sempreché trovino qualcosa non ancora sanzionato. In compenso la Mostra di Venezia è inaccessibile a un attore scozzese che nel 2018 partecipò a una raccolta- fondi Usa per i soldati di Israele e a un’attrice israeliana che nel 2005 fece il servizio militare (obbligatorio), quindi sono “complici del genocidio”. Così Netanyahu impara, tiè. Mauro Berruto, deputato Pd, fa ancora meglio: vuole “escludere gli atleti israeliani da tutte le competizioni internazionali”. Non Tizio e Caio che magari han detto qualcosa di sbagliato, ma tutti (come i russi e i bielorussi cacciati dalle Olimpiadi e pure dalle Paralimpiadi). Comica finale: Gennaro Sangiuliano racconta sul Giornale il declino di Macron. Apriti cielo: Avs, Pd e Iv tuonano e fulminano in stereo con Stampa, Rep e Domani. Siccome lavora in Rai, non deve permettersi di dire che Macron è alla frutta, cioè la verità. Chiedo per un amico: ma dove siamo, in Russia?
Il Fatto Quotidiano © 2009 - 2025 SEIF S.p.A. - C.F. e P.IVA 10460121006
Foto dal web
|
|
|
Regione Toscana ~
Prov.: Grosseto ~
Città: Porto S. Stefano ~
Messaggi: 61646 ~
Membro dal: 29/06/2004 ~
Ultima visita: Oggi
|
 |
|
Discussione  |
|
|
|