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Mauro
Utente Virtuoso
 
    

Utente Valutato:
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Inserito il - 22/11/2009 : 16:14:24
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I numeri, amava ripetere Goethe, non governano il mondo, ma ci dicono come è governato.
I numeri quindi non sono tutto, anzi, ma ci danno un idea del tutto.
Propongo alcuni numeri che ho tratto dall'annuario 2009 dell'ISTAT, in corsivo pochissime considerazioni personali.
Per ora mi limito a popolazione ...Se interessa possiamo continuare con sanità e salute, giustizia ecc...
Così per farci una idea in che Paese viviamo
Alla fine del 2008 i residenti in Italia sono poco più di 60 milioni, circa 426.000 in più rispetto all’anno precedente. Questo incremento si deve al saldo attivo del movimento migratorio (+434.245 unità) che neutralizza l’effetto negativo del saldo naturale (nati-morti).
Sempre a fine 2008 gli stranieri residenti sono 3.891.295, circa 450mila in più rispetto all’anno precedente. Essi rappresentano il 6,5% della popolazione . La maggior parte degli stranieri proviene dall’Unione europea (29,1%), seguono l’Europa centroorientale (24,1%) e l’Africa settentrionale (15,6%).(come è cambiato nel tempo il popolo degli stranieri....una volta erano in prevalenza i senegalesi ed i marocchini..)[/i]
In Italia la fecondità delle donne si attesta nel 2008 a 1,41 figli per donna (da 1,37 nel 2007) – [i]Per avere una popolazione costante dovrebbe essere 2,14-..
.. All’interno dell’Unione Europea a 27 Paesi (dati 2007), l’Italia si colloca nella parte bassa della graduatoria, affiancata da Germania e Malta, comunque sopra Polonia (1,31), Romania (1,30) e Slovacchia(1,25) (perchè moltissime donne polacche, romene e slovacche sono emigrate e fanno figli all'estero, aumentando la natalità dei paesi che le ospitano).
Nel 2008 i matrimoni segnano una battuta d’arresto dopo la ripresa osservata l’anno precedente, passando da 250.360 a 249.242 ( nel 2007 i divorzi sono stati 50669 e 81359 le separazioni; il che significa, forzando le considerazioni - perché si tratta di altri contingenti generazionali e demograficamente sono universi non confrontabili - che più della metà dei matrimoni vengono interrotti... ) ...
In calo da diversi anni in termini relativi (dal 75,3% del 2000 al 62,8%), il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa per le coppie che decidono di fare il “grande passo”. È soprattutto nelle regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale, la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso è del 77,3% contro il 51,1% del Nord e il 56,2% del Centro.
Prosegue il processo di invecchiamento della popolazione, al punto che ormai un italiano su cinque ha più di 65 anni .
I “grandi vecchi” (dagli ottanta anni in su) rappresentano il 5,6% della popolazione italiana. A fine 2008 l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15) registra un ulteriore incremento, raggiungendo un valore pari al 143,1%. (per la provincia di Grosseto, pensate un po', questo valore è superiore addirittura di oltre 100 punti).
Nella graduatoria internazionale (dati 2007), la Germania, con un indice pari a 146,4, è il paese maggiormente investito dal fenomeno dell’invecchiamento, seguita dall’Italia.
In estrema sintesi siamo un popolo che cresce solo grazie agli immigrati, ma nonostante tutto sempre più vecchio. Numerosi saranno iin futuro problemi sociali ed economici di una piramide demografica rovesciata (una volta un nonno per tanti nipoti, adesso un nipote per tanti nonni). I matrimoni "saltano" con sempre maggiore frequenza e la scelta religiosa ha sempre meno appeal.
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mapix
Utente Maestro
  
    

Utente Valutato
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Inserito il - 22/11/2009 : 21:24:23
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Secondo me questi dati si possono anche interpretare come un traguardo raggiunto, se si diventa vecchi e` anche perche` si muore di meno da giovani, il dato che leggo come negativo, e` invece la scarsita` di figli, (concausa dell'invecchiamento in percentuale) lo interpreto come un segnale di sfiducia nel futuro e se vogliamo anche di egoismo. Per l'alta percentuale di matrimoni che saltano, cio` vuol dire anche che e` stata raggiunta (specialmente dalle donne) la consapevolezza del diritto inalienabile alla liberta` e questo non puo` essere che un bene, di sicuro 50 anni fa`, una percentuale maggiore di matrimoni non erano vissuti felicemente ma "sopportati" se non addirittura "malamente subiti", quindi in casi del genere non possono che essere ben viste le rotture.
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Giuliano
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Inserito il - 22/11/2009 : 23:04:38
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| mapix ha scritto:
Per l'alta percentuale di matrimoni che saltano, cio` vuol dire anche che e` stata raggiunta (specialmente dalle donne) la consapevolezza del diritto inalienabile alla liberta` ...
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Senza negare che in passato la donna ha subito parecchie ingiustizie da parte dell'uomo, adesso invece vedo superficialità e immaturità nell'affrontare la vita di coppia...
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mapix
Utente Maestro
  
    

Utente Valutato
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Inserito il - 23/11/2009 : 21:17:00
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Puo` darsi, ma ogni coppia e` di sicuro una storia unica, poi se la vita di coppia la si "sente" bene, se no, si.... "scoppia"... c'e` poco daffa`.
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